Il caso

Tutti pazzi per Trump: tra amici-mediatori che si propongono, il risiko degli ambasciatori e il viaggio di Meloni

Simone Canettieri

La corsa di Roma verso la Casa Bianca ha tratti da commedia all'italiana con gli amici del presidente in tour per l'Italia. Intanto il governo è alle prese con la nomina del diplomatico  a Washington: la destra vuole Vattani, ma c'è una rosa ampia e il faro del Quirinale

Come nei migliori film di Totò e di Alberto Sordi, iniziano a girare intorno a Palazzo Chigi e a Fratelli d’Italia una serie di “amici di Trump”. Imprenditori, ricchissimi, italoamericani – wanaganas–  che si offrono come mediatori, facilitatori. Ed è subito “con Donald ci parlo io”, “stavo con lui a Mar-a-Lago”,  “per i dazi vediamo”.  Uno dei casi più curiosi, ma non l’unico, è quello di Paolo Zampolli: sedicente inviato speciale per l’Italia, in tour nel nostro paese, con tanto di visita a Matteo Salvini e ospitata da Bruno Vespa. L’imprenditore amico di vecchia data di Trump – fu lui a fargli conoscere Melania – in realtà è ambasciatore della Dominica. La Farnesina, il governo e Fratelli d’Italia davanti al suo attivismo hanno chiamato l’ambasciata americana. Risposta: “Inviato speciale? Non ci risulta”.

Per chiudere questo caso da commedia all’italiana la settimana scorsa Donald Trump ha scritto su Truth Social che Zampolli sarà invece “inviato speciale per le partnership globali”. Non avrà nulla a che fare insomma con Roma. Un altro protagonista tornato in voga con la seconda presidenza del tycoon è Guido George Lombardi, immobiliarista italiano emigrato negli anni Settanta negli Stati Uniti e “amico del  presidente” nonché “uomo di fiducia” a cui nel 2016 l’allora candidato repubblicano affidò addirittura un pezzo importante della sua attività social. In questa corsa italiana – e forse un po’ provinciale – verso la Casa Bianca in molti, nel centrodestra, hanno ritirato fuori il suo numero dalla rubrica del cellulare. L’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi ma anche chi nel partito di Meloni consiglia la premier sul dossier a stelle e strisce, raccomanda massima discrezione e accortezza. Un avviso ai naviganti: i rapporti con la nuova Amministrazione devono essere gestiti dai canali diplomatici e da quelli formali e informali della presidenza del Consiglio. Niente zio d’America, insomma. E così mentre   si avvicina,  come annunciato dalla premier,  l’atteso bilaterale Meloni-Trump si cercano dialoghi e rapporti.  

 

In Via della Scrofa in queste ore danno ancora “non chiusa”, nonostante gli annunci veicolati, la nomina di  Tilman J. Fertitta come nuovo ambasciatore in Italia. Il proprietario della squadra di basket degli Houston Rockets – con un patrimonio di 8, 4 miliardi di dollari che abbraccia i settori dell’ospitalità e dell’entertainment –   resta il prescelto, anche se c’è chi mette in conto colpi di scena.

 

Poi, a specchio, c’è la partita del responsabile della diplomazia italiana a Washington. A giugno, la già prorogata ambasciatrice Mariangela Zappia andrà in pensione. Il risiko per chi dovrà sostituirla è già iniziato. Guida per chi legge: la nomina in teoria spetta alla Farnesina quindi ad Antonio Tajani.  Vista la sede così prestigiosa e strategica è impossibile non pensare che alla fine Giorgia Meloni imprimerà il sigillo sul nuovo ambasciatore.  

 

In particolare una voce molta ascoltata è quella di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario e consigliere principe nonché figlio di diplomatico. E’ altresì verosimile che sempre per motivi di cui sopra anche il Quirinale avrà una forte voce in capitolo. Da qui si capisce che servirà una bella dose di mediazione e che la faccenda non è chiusa, anzi.  Per Fratelli d’Italia c’è un nome solo: Mario Vattani, 57 anni, proveniente da una famiglia di feluche con i fiocchi, nominato un anno fa dal Consiglio dei ministri ambasciatore di grado, quindi a vita. Inchiodato al perfido nomignolo di “console fascio rock”  per via di quel concerto, tra boschi di braccia tese, a un evento di CasaPound ormai quattordici anni fa. Amore sterminato per il Giappone, profuso in libri e guide di qualità, Vattani è il commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka. “Sarebbe un ottimo interprete di questa nuova fase storica con l’America”, dicono e sperano da Fratelli d’Italia. Suggestione che alla Farnesina scacciano in un baleno. Dal ministero degli Esteri circolano i nomi dell’attuale segretario generale  Riccardo Guariglia (ambasciatore   in Polonia dal 2011 al 2014 e in Spagna dal 2020 al 2023) ma anche del capo di gabinetto di Tajani Francesco Genuardi. Secondo altre fonti nella rosa – che dovrà passare al vaglio dei veti incrociati – ci sono anche Marco Peronaci (rappresentante permanente alla Nato) e Giorgio Marrapodi (ambasciatore in Turchia). Il tempo non manca: al Circolo sportivo del ministero degli Esteri, così come nei corridoi della Farnesina e di Palazzo Chigi non si parla d’altro. Mentre al telefono si fanno avanti gli amici di Donald.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.