
Giuseppe, adelante!
Altro che Ventotene. Per il sorpasso a sinistra su Schlein Conte va a Mirafiori con Yolanda Diaz
Un pichetto operaio e poi un convegno per presentare, con la ministra spagnola che piace al Pd, il piano di rilancio di The Left. Pacifista e alternativo al Rearm. E a chi gli chiede se andrà sull'isola, il capo del M5s risponde: "Io penso ai lavoratori"
Torino. La sinistra è roba sua. Elly Schlein va a Ventotene? Giuseppe Conte, dice, pensa a cose concrete. Si strugge per le fabbriche che chiudono. E dunque va a Torino. Picchetto operaio contro Stellantis davanti al cancello numero due degli stabilimenti ex Fiat di Mirafiori. Per il sorpasso, sulla sua metaforica 500 ibrida – la continueranno a produrre qui, pare – si mette accanto Nicola Fratoianni, il suo Jean Claude Trintignant. Insieme caricano su un ospite d’onore. L’arma segreta, il propellente che consente di mettere la freccia a sinistra ed effettuare la manovra per lasciare indietro la segretaria del Pd: la ministra del Lavoro spagnolo, leader di Sumar, Yolanda Diaz. Señora ispanica del salario minimo. Adelante, sorpasso effettuato!
“Presidente, domani andrà con il Pd a Ventotene?”, provano a chiedergli i cronisti, facendo slalom tra i cartonati di Tavares, Elkann e il ministro Urso. E lui: “Domani sono in Campania perché abbiamo tanti lavoratori che ci aspettano”. E’ il Conte operaio che, dicono i suoi, ha già visitato Pomigliano, Melfi, ieri Mirafiori e oggi Marcianese, nel casertano. Scenari di desertificazione industriale, come in questo grande vialone di Torino, dove molti dei capannoni che si estendono per qualche chilometro sono ormai in gran parte in disuso, segno materiale di una città che in 30 anni ha perso, al passo della chiusura delle fabbriche, quasi 400 mila abitanti. “Gli operai ormai sono anziani”, dice una consigliera regionale di Avs, neanche parlasse di una specie in via di estinzione. E d’altronde al pichetto dove dovrebbero esserci pure i Friadays for future, i gretini nostrani, si fa a fatica a vedere under 50. C’è l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, il sindacalista Giorgio Airaudo e poi un profluvio di consiglieri comunali e regionali di Avs e M5s. Giuseppe Conte stupisce. Ci si aspettava di vederlo in felpa. Landinizzato per l’occasione. E invece, il capo del M5s si presenta con un trench blu, un abito leggermente più chiaro, cravatta e pochette di ordinanza. Operaio sì, ma no nel vestire. “La risposta alla crisi della manifattura è diventata costruire armi, non un piano industriale europeo. Tutto per non ammettere il fallimento di una strategia militare folle”, comizia dal palchetto improvvisato. I volantini del M5s recitano: “Basta armi!”. La testa insomma è alla manifestazione per la pace a Roma del prossimo 5 aprile. Il picchetto e il lancio di un piano europeo alternativo al Rearm lo hanno organizzato i luogotenenti per la pace di Conte a Strasburgo: gli eurodeputati Pasquale Tridico, Gaetano Pedullà e Dario Tamburrano. Già ideatori del flashmob davanti al Parlamento europeo. Hanno fatto tutto sotto la sigla del gruppo The Left, invitando oltre a Diaz europarlamentari della France Insoumise di Jean Luc Melanchon e del partito belga Ptb. In questo modo hanno escluso il Pd che, nonostante i voti all’Europarlamento in dissenso dal resto del gruppo, per adesso fa ancora parte della grande famiglia del socialismo europeo. Schlein a dire il vero un suo emissario – sarà una spia? – lo ha. E’ il capogruppo in consiglio regionale Daniele Valle: “Sono qui per dovere di colleganza”, spiega al Foglio. Conte? “Sulla crisi dell’automotive siamo d’accordo, anche se qui mi pare la stia un po’ buttando sulla politica estera”. A fine picchetto fermerà Conte per dirgli: “Presidente, la prossima volta organizziamo insieme?”. Chissà.
La sinistra di lotta comunque, a pranzo effettuato, si converte in fretta in Left da convegno. Dai cancelli di Mirafiori si sposta al Lingotto. Non all’ex fabbrica Fiat, ma al museo dell’auto di Torino, perla di architettura contemporanea e inquietante presagio museale per l’industria torinese. Intitolato non a Bruno Trentin, ma a Gianni Agnelli. Poco male. E’ qui che Conte, Fratoianni e Diaz lanciano la loro alternativa al riarmo. Tridico, che modera il confronto, è entusiasta. Diaz racconta di come la Spagna ha distrutto la “tesi neoliberal”, a colpi di aumento di salario minimo, riduzione dell’orario di lavoro, diritto alla disconnessione. “Le tue parole sono musica per le nostre orecchie”, gongola, lanciandosi in un parallelismo con il Conte 2. “Anche noi al governo con decreto dignità e reddito di cittadinanza siamo andati in quella direzione al governo, vero Giuseppe?”, dice dimenticandosi che all’epoca lui era presidente dell’Inps. Ma accappararsi la Diaz è importante. La ministra spagnola piace molto anche al Pd di Schlein. Orlando andava fierissimo dell’endorsment che lei gli fece qualche mese fa per la sua candidatura in Liguria. Ma Sumar, il suo partito, in Europa sta con il M5s, c’è poco da fare. A fine convegno Conte e Diaz – che sul piano di riarmo è per il governo Sanchez un po’ quello che è Salvini in Italia per l’esecutivoi: una spina nel fianco – lanciano la loro sfida: “La nostra Europa non è quella che butta i soldi in armi”.


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