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l'intervista

Zanda: “Ok l'omaggio a Ventotene, ma serva al Pd per rilanciare la difesa comune”

Luca Roberto

L'ex senatore e tesoriere dem: "Congresso o grande conferenza nazionale che sia, al partito serve un confronto interno. Il mondo è cambiato rispetto all'elezione di Schlein"

A Ventotene ci si va per omaggio, nei confronti del Manifesto, di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi. E’ una prova di vicinanza di senso politico. Poi però credo che resti la vera questione di fondo che quel Manifesto evoca: rilanciare  il cammino federale dell’Europa, a partire da una difesa comune. Sono convinto che molte battaglie potrebbero essere tranquillamente assorbite da questo obiettivo. Ed è quello che dovrebbe accomunare tutti i socialisti europei”. Lo dice, l’ex senatore e tesoriere del Pd Luigi Zanda, alla vigilia della manifestazione che terranno quest’oggi i dem sull’isola. Un appuntamento che ha assunto tutta una sua rilevanza dopo lo scontro con la premier Meloni, che ha criticato l’inattualità di quel Manifesto dicendo “non è la mia idea di Europa”. “Un’uscita provocatoria, un grande errore politico che spacca il paese”, analizza Zanda. “Ma credo fosse nelle sue intenzioni insultare le radici federaliste dell’Ue”.

 

Per il già senatore dem la questione simbolica, “sono fiero che il Pd reagisca in maniera visibile”, si affianca a quella più sostanziale. “Il cammino dell’Europa verso uno stato federale è al centro di qualsiasi prospettiva unitaria che l’Europa voglia darsi. A partire da una difesa comune”, dice Zanda. Quella del Pd, insomma, è una giusta reazione. “Ma la questione di fondo rilanciata da quel Manifesto, dicevo, è proprio rispondere alla domanda su che tipo di Europa vogliamo. Siamo tutti per una politica di difesa europea, ma a oggi non abbiamo un ministro della Difesa europeo. Così come non abbiamo missili, sottomarini, testate nucleari europee. Dobbiamo capire che o avanziamo verso una trasformazione dell’Europa in senso federale o difficilmente riusciremo a dar seguito alle indicazioni come quelle di Mario Draghi”. Una prima soluzione ha cercato di darla il piano Rearm Europe presentato da Ursula von der Leyen, a cui però il Pd si è opposto. “Credo che considerare il piano un primo passo verso la difesa comune sia un’interpretazione corretta”, analizza Zanda, echeggiando le posizioni espresse, tra gli altri, da Paolo Gentiloni e Romano Prodi. “Ma certo sarebbe stato apprezzabile se si fossero chiariti meglio quali sono gli altri passi da fare in seguito. A me per esempio avrebbe fatto piacere sapere che l’Ue ha intenzione di investire risorse per completare rapidamente una rete satellitare che possa prendere il posto di quella di Musk, perché anche quella è difesa”.

 

Fatto sta che Schlein, schierandosi contro il piano von der Leyen, ha messo il Pd in antitesi al Pse, che al Rearm Europe ha dato il suo beneplacito. “Credo che tutti i socialisti europei siano a favore di una difesa comune. E tutti sanno che è un programma che richiede tempo e passaggi graduali”, spiega Zanda. Proprio il voto al Parlamento europeo ha portato l’ex senatore a chiedere un confronto interno. “Ho parlato di congresso ma so benissimo che gli stessi risultati potrebbero raggiungersi con una conferenza programmatica nazionale a tema politica estera”, dice adesso al Foglio. “Il mondo attraversa una fase di cambiamento pericolosa e radicale e questo modifica completamente il quadro in cui è stata eletta la segretaria Schlein. Il cambiamento esige l’apertura di un dibattito che passi anche attraverso le sezioni, i territori, e dal quale possa venire fuori una linea quanto più possibile condivisa sulla politica estera. Uno degli aspetti più significativi è stata quella spaccatura esattamente a metà del gruppo a Strasburgo, perché è come se fosse mancato qualsiasi tentativo di trovare una soluzione unitaria. Si può fare un congresso o una grande conferenza programmatica. L’importante è il come si fanno le cose perché quattro parole sui social non bastano”. Ovviamente una sua importanza ce l’avrà la tempestività del confronto interno. “Per Emanuele Macaluso il chiarimento sulla linea politica del Pd si sarebbe dovuto fare della sua nascita. Aveva ragione”, ammonisce Zanda. Insomma bene il viaggio a Ventotene. Ma che non resti solo una photo opportunity con sfondo marittimo.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.