(Ansa)

Meloni ripassi la storia: sull'Europa aveva ben altro da rimproverare alla sinistra

Paolo Cirino Pomicino

La premier avrebbe dovuto ricordare come socialisti e comunisti si astennero e votarono contro i Trattati di Roma del 1957 che dettero vita alla prima Comunità europea. E che il Pci nel 1978 votò anche contro il sistema monetario europeo

La sciatteria intrisa di ignoranza regna sovrana nel nostro sistema politico almeno da trent’anni a questa parte. L’ultima prova di questo disastro è stato il dibattito sul Manifesto di Ventotene firmato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel quale sono emersi le grasse ignoranze di parti rilevanti del nostro terremotato sistema politico. La presidente del Consiglio dei ministri con una voce dal sen fuggita ha sorriso sulla sua furbata avendo toccato “un nervo scoperto della sinistra”, come ha detto nel commentare la scomposta reazione dell’opposizione.


Giorgia Meloni ancora non ha compreso i suoi errori immaginando che le due righe di quel Manifesto puntualmente lette desse la dimostrazione di una soluzione autoritaria in una fase iniziale per arrivare poi agli Stati Uniti d’Europa. Siamo sconcertati. Come non comprendere il valore di quel Manifesto in una fase in cui troneggiavano in Europa i più drammatici nazionalismi! Il nazismo e il fascismo avevano spinto il Vecchio continente nella Seconda guerra mondiale procurando miseria, morte e distruzione. Quando nel 1941 tre intellettuali italiani seppero spiegare che quelle pessime ideologie potevano essere battute solo da obiettivi sovranazionali in grado di spazzare via il marciume dei nazionalismi. Ecco presidente Meloni, il valore di quel Manifesto, non altro! Quelle due righe che ha letto furono scritte in un contesto in cui imperavano le dittature nazionaliste nazifasciste e in cui le democrazie liberali francese e inglese erano talmente deboli da firmare gli accordi di Monaco nel 1938 senza capire l’inganno di Hitler. Il premier inglese tornò addirittura a Londra sventolando il testo degli accordi pensando di aver evitato così una guerra micidiale, che appena pochi mesi dopo invece scoppiò in tutta la sua violenza con l’invasione nazista della Polonia. A Ventotene quel Manifesto era culturalmente e politicamente il funerale dei nazionalismi. Il dramma è che neanche le opposizioni hanno colto l’errore della Meloni, che testimonia la sua scarsa lucidità politica e la sua ignoranza della storia patria

 
La nostra presidente avrebbe dovuto ricordare invece come la sinistra socialista e comunista si astenne o votò contro i Trattati di Roma del 1957 che dettero vita alla prima Comunità europea con i sei paesi che la votarono (Italia, Francia, Germania, Lussemburgo,  Belgio e Paesi  Bassi). Come se non bastasse il Pci nel 1978 votò anche contro il sistema monetario europeo (lo Sme) nonostante fosse nel pieno del governo di solidarietà nazionale e nonostante che qualche anno prima lo stesso Berlinguer, ricordando la tragedia del Cile di Allende, avesse detto che si fidava più della Nato che non del Patto di Varsavia. Un insieme di contraddizioni che portò poi rapidamente al crollo del comunismo internazionale. Di questo si sarebbe dovuto discutere per evitare che gli errori del passato possano alimentare anche i dubbi del presente. E la cosa è tanto più grave perché nel 1957 monarchici e Msi votarono a favore dei Trattati di Roma. Ricordare questo avrebbe steso a terra la sinistra che solo da poco è diventata europeista. Spiace dirlo ma la nostra presidente del Consiglio dovrebbe o ripassare la storia patria e del suo stesso partito o scegliere meglio i suoi consulenti. Davvero mai come ora vale l’appello “che Dio salvi l’Italia”.

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