Un altro Tavolo tecnico di governo, un altro conflitto d'interessi di Coldiretti

Luciano Capone

Dopo il caso ministero della Salute-Aletheia sulla "carne sintetica", un altro intreccio: per la "Strategia Nazionale 2030" il ministero dell'Ambiente ha nominato come presidente dell'organo istituzionale un rappresentante dell'associazione degli agricoltori, che siede al tavolo come "parte interessata"

Tra i casi di conflitto d’interessi questo è uno dei più singolari, perché non riguarda semplicemente una persona che ha un incarico privato potenzialmente in conflitto con quello pubblico, ma una persona che nella stessa sede assume contemporaneamente sia il ruolo di vertice istituzionale sia quello di portatore di interessi. Ed è qualcosa che poteva accadere solo con la Coldiretti e solo sotto il governo Meloni. Questa surreale condizione è merito del ministero dell’Ambiente e del prof. Stefano Masini che è, appunto, un rappresentante della Coldiretti.

Premessa. L’Italia, in coerenza con gli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030, deve aggiornare la sua Strategia Nazionale Biodiversità 2030. Si tratta di un documento complesso e importante per delineare le linee di sviluppo del paese per contrastare la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi. La strategia si articola in due obiettivi e diciotto azioni. Insomma, un vero Piano quinquennale della biodiversità. La governance prevede un Comitato di gestione, un Tavolo di consultazione e il supporto tecnico-scientifico dell’Ispra. Il Comitato di gestione è l’organo più importante, perché ha il compito di istruire le iniziative, gli atti, i provvedimenti e i documenti tecnici da sottoporre al decisore politico. Ed è composto da rappresentanti scelti dai ministeri (Ambiente, Agricoltura, Istruzione, Università, Cultura, Salute, Trasporti, Economia, Imprese e presidenza del Consiglio) e da un rappresentante per ogni regione. Il Tavolo di consultazione, invece, come recita il decreto permette “il confronto con i portatori d’interesse da parte del Comitato di gestione” ed è composto da un rappresentante scelto da ognuna delle venti associazioni elencate nel decreto del mondo dell’ambientalismo, del terzo settore, dell’industria, dei servizi e dell’agricoltura. E qui arriviamo al punto. 

Perché, nel decreto di nomina del ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin, risulta che la Coldiretti ha indicato il prof. Stefano Masini. Fin qui nulla di strano, dato che l’organizzazione guidata da Vincenzo Gesmundo ed Ettore Prandini ha scelto – come tutte le alte associazioni – una persona di fiducia per far rappresentare i propri interessi e, legittimamente, ha scelto Masini che è il responsabile Ambiente e Territorio di Coldiretti. Il problema è che il ministero dell’Ambiente ha fatto la stessa scelta. Nello stesso decreto, infatti, il ministero di Pichetto Fratin ha indicato come presidente del Comitato di gestione il medesimo prof. Stefano Masini. 

Pertanto nell’elaborazione della Strategia Nazionale Biodiversità 2030 Masini, che è professore all’Università di Tor Vergata, ha assunto la duplice veste di presidente di garanzia del Comitato di gestione (che rappresenta le istituzioni, ovvero i ministeri e le regioni) e, simultaneamente, di portatore di interessi per conto della Coldiretti nel Tavolo di consultazione. Di conseguenza Masini si sarebbe ritrovato a riunirsi con la sua persona dopo essersi autoconvocato e, solo dopo aver ascoltato da se stesso la propria visione in rappresentanza della Coldiretti al Tavolo di consultazione, avrebbe valutato da presidente del Comitato di gestione per conto delle istituzioni come definire la Strategia Nazionale per la Biodiversità.

Il conflitto di interessi della Coldiretti nei tavoli tecnici del governo Meloni non è un caso isolato. Sul Foglio del 21 marzo avevamo raccontato la vicenda del “Tavolo tecnico interministeriale” sul novel food che ha prodotto un documento sulle linee guida dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare). I cinque “scienziati indipendenti” nominati dai ministri della Salute Orazio Schillaci e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida fanno tutti parte del comitato scientifico di Aletheia, una fondazione della Coldiretti. E mentre svolgevano il ruolo di tecnici indipendenti inviavano, tra febbraio e aprile 2024, come “portatori di interessi” commenti all’Efsa sullo stesso tema per conto di Aletheia. Non è stata una coincidenza sorprendente il fatto che il documento del governo sulle linee guida dell’Efsa contenesse le stesse identiche posizioni di Aletheia e Coldiretti che, non a caso, ha usato quel parere del governo per inscenare una manifestazione a Parma contro l’Efsa. Il ministero della Salute fa finta di niente e ancora oggi non rilascia alcuna dichiarazione sul conflitto di interessi che riguarda le nomine fatte dal ministro Schillaci.

Il ministero dell’Ambiente ieri sera, dopo la richiesta di chiarimenti del Foglio, ha detto che Masini si è dimesso a novembre dal Tavolo tecnico “per oggettiva incompatibilità”, chiedendo di consentire alla Coldiretti di nominare un altro al suo posto, ma resta presidente del Comitato di gestione. Così, però, i rappresentanti di Coldiretti diventerebbero due dato che Masini è stato messo al vertice di un organo istituzionale da responsabile Ambiente della Coldiretti. Ma per il ministero questa non è causa di “oggettiva incompatibilità”. Una cosa è certa: nei tavoli tecnici del governo c’è poca biodiversità e tanta Coldiretti.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali