(foto Ansa)

in parlamento

Sul caso Almasri Nordio incassa la fiducia. Calenda: “Il voto rafforza il governo”

Maria Carla Sicilia

Il grande paradosso (storico) di chiedere di dimissioni e rafforzare il ministro sotto accusa. Il leader di Azione: "Strumento ridicolo". Così il caso del generale libico, che poteva mettere in difficoltà l'esecutivo, si chiude qui

Dopo circa due mesi dalla notizia dell’arresto e del successivo rimpatrio del generale libico Osama Elmasry Njeem Almasri, ieri la Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Tutto si è svolto come da copione, con il ministro che ha ripetuto la sua versione dei fatti – lasciando in sospeso i buchi di una vicenda che resta lacunosa – e i partiti di opposizione che durante le dichiarazioni di voto hanno attaccato non solo il ministro, ma anche il governo. “Ogni volta, da trent’anni, le mozioni di sfiducia diventano l’occasione per il Parlamento di confermare la fiducia al ministro che si vuole sfiduciare”, dice al Foglio Carlo Calenda. Azione è l’unico partito di opposizione che non ha sostenuto l’iniziativa presentata da Pd, M5s, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva, scegliendo di uscire dall’Aula. Il motivo? “La mozione di sfiducia è uno strumento ridicolo che produce l’effetto contrario rispetto a quello che si vuole produrre, per questo non partecipiamo”, ci spiega il leader di Azione. “Questo modo di fare opposizione ha un unico risultato: avvantaggiare il governo. A chiunque gli dica qualcosa, da ieri il ministro Nordio può rispondere di aver ricevuto la fiducia del Parlamento”. Insomma, sostiene Calenda, il Guardasigilli ne esce blindato  e politicamente più forte.

 

Non solo. L’esercizio della sfiducia, oltre a essere politicamente inefficace, secondo Calenda sposterebbe l’attenzione dagli altri fallimenti del governo. “Sulle bollette si è fatto molto meno di quello che si doveva, bisognava disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità e si poteva fare. Sulla politica industriale stiamo all’anno zero. Il piano di Elkann è completamente inesistente”, argomentava ieri a margine di un’iniziativa di Azione. Il sottinteso è l’inadeguatezza di un certo modo di fare opposizione. “È possibile che dobbiamo votare mozioni di sfiducia che falliscono e parlare dell’obbligatorietà del nome della madre per i figli? Non è una cosa che mi riguarda, ma credo che Meloni debba pregare di continuare ad avere questo tipo di proposte per i prossimi anni”. I due si incontreranno sabato al congresso di Azione, dove  la premier è stata invitata a partecipare.   

Quanto ai partiti che hanno votato a favore della mozione, difficilmente potevano immaginare un finale diverso. D’altra parte, è successa la stessa cosa quando la sfiducia era rivolta a Daniela Santanché. “In questi casi la maggioranza fa quadrato, magari turandosi il naso. E così – ha ricordato in Aula ieri il deputato di Azione Antonio D’Alessio – anche la posizione di quella ministra si è paradossalmente consolidata, proprio in un momento in cui stavano maturando le condizioni per una sua sostituzione”. Era all’incirca un mese fa, il 25 febbraio. Nello stesso giorno si è tenuta la prima discussione sulla mozione di sfiducia del ministro Nordio, il cui voto alla fine è stato calendarizzato solo ieri. Il caso Almasri era già scoppiato da diverse settimane, si era già svolta l’informativa dei ministri Nordio e Matteo Piantedosi, e la segretaria del Pd Elly Schlein aveva già giocato la sua carta di appellare la premier come “presidente del Coniglio”. Da quel momento l’attenzione sulla vicenda è inevitabilmente calata. 

Ieri Schlein si è rivolta ancora a Giorgia Meloni, accusandola di fuggire: “Mentre i ministri sono costretti ad assumersi la responsabilità delle decisioni che  ha preso, lei resta nascosta nell’ombra”, ha detto  durante il suo intervento. Ha messo in fila i fatti accaduti nei tre giorni intercorsi tra l’arresto e il rimpatrio di  Almasri, ha criticato la riforma della Giustizia ricordando le critiche mosse nello stesso governo dal sottosegretario Andrea Delmastro e svelate da questo giornale. Alla fine, ha chiarito il motivo politico per cui il Pd ha presentato una mozione di sfiducia destinata a essere respinta: “Lo dovevamo alle vittime di Almasri. Lo dovevamo a tutti gli italiani indignati. Voteremo la sfiducia per lealtà verso un’Italia migliore di chi la governa”. Dai banchi del governo, Nordio ringrazia. “Sono soddisfatto. Il Parlamento è sovrano – ha commentato – e qualsiasi cosa decida rappresenta la volontà del popolo”. Il caso Almasri, politicamente, si chiude qui. 

  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi è responsabile del coordinamento del Foglio.it.