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Macchine in crisi, tra Europa e America

Calenda: “L'automotive è al collasso, ci vogliono dazi europei”

Marianna Rizzini

"L’Europa deve reagire con dazi ai dazi degli Usa. Subito”, ci dice il leader di Azione sottolineando la situazione paradossale dell'automotive: “Di fronte al calo nelle vendite di auto nuove, si assiste a un aumento di vendite di quelle usate, soprattutto diesel”

“Il governo non ha idee, l’automotive è al collasso. L’Europa deve reagire con dazi ai dazi degli Usa. Subito”. Il leader di Azione Carlo Calenda legge i dati 2024 sulla crisi del settore e prevede rovine ancora peggiori del crollo nella produzione veicoli del 63,4 per cento e di una flessione del 15,4 per cento. Panorama su cui piomberebbero i suddetti dazi.

 

L’ex ministro dello Sviluppo economico segnala intanto un “mismatch”: “Di fronte al calo nelle vendite di auto nuove, si assiste a un aumento di vendite di quelle usate, soprattutto diesel”. Nonostante le campagne contro. “Situazione paradossale”, dice Calenda, “senza contare che la maggioranza di chi ha un’auto con motore elettrico vuole tornare ai motori a combustione. Sono stati fatti errori clamorosi, a livello europeo, in nome della velocità della transizione alle auto elettriche”.

 

L’ex ministro torna poi con la mente alla situazione post-Covid. Una bolla che ha forse falsato la percezione? “Alla fine della pandemia, praticamente chiunque fosse in condizioni di farlo è corso a comprare una macchina”, dice Calenda, “con la conseguenza di far schizzare in alto la domanda. A fronte delle poche macchine disponibili, sono schizzati in alto anche i prezzi. E alti sono rimasti fino a oggi, anche per via della crisi energetica. Troppo alti: la gente non compra più. E proprio in questo quadro, la Commissione Ue ha fatto slittare l’adozione della proposta di modifica al regolamento sulle emissioni di CO2, quella che punta a concedere più flessibilità alle case automobilistiche, e a evitare l’imposizione delle multe prevista da quest’anno”. Intanto si è approfondito quello che Calenda definisce “il disastro annunciato di Stellantis”: L’ex Ceo Carlos Tavares ha sbagliato tutto, e John Elkann è venuto in audizione in Parlamento per essere incensato dalla politica italiana, silente sia a destra sia a sinistra, dove evidentemente conta qualcosa anche la questione ‘proprietà del quotidiano La Repubblica’. Ma io dico: sei un parlamentare, il settore dell’automotive attraversa una crisi drammatica, e tu ti fai i selfie con Elkann? Ma che parlamentare sei?”. Su questa situazione, si innestano i dazi di Trump. Calenda non sa “se crederci fino in fondo o no”, ma se davvero il 2 aprile entreranno in vigore i dazi del 25 per cento sulle auto importate negli Usa “bisognerà reagire con dazi uguali e contrari”, dice. Domani il leader di Azione aprirà il congresso del partito dove parlerà, da ospite, anche la premier Giorgia Meloni. Ma sull’azione del governo in materia di automotive Calenda è più che mai critico. “Il governo non ha idee, è dal 2023 che i volumi delle vendite calano, ma il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è andato per mesi in giro dicendo che Tavares gli aveva promesso un milione di auto prodotte in Italia. Nel settembre scorso Urso ancora era convinto che il traguardo fosse possibile”. Invece l’anno è stato chiuso sotto le cinquecentomila unità. “Urso è l’unico che crede ai numeri che date”, ha detto Calenda a Elkann. Ci si ritrova all’alba del 2025 con prospettive ancora peggiori. Che fare? “Azione ha stilato un piano per l’automotive, puntando sull’equiparazione ai settori energivori e delineando una strategia articolata in quattro aree chiave: continuità, produzione, costi di trasformazione e competitività”, dice il leader di Azione. Che aveva duramente contestato il governo per la decisione di tagliare il fondo automotive stanziato dall’ex premier Mario Draghi e che è sempre più pessimista: “Scarse idee in zona governo, silenzio a sinistra, dazi in arrivo. Tra sei mesi staremo peggio, ma si sentirà soltanto la solita inconcludente tiritera”. 
 


 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.