Il racconto

Salvini difende Marine con il suo Le Pen club. Vannacci vice vuole il sud. Lascia il "genio" Foa jr

Carmelo Caruso

Insieme a Cremlino e Orbán, il leader della Lega attacca la Ue e difende Le Pen. Raffaele Nevi (FI): "Che c'entra Bruxelles?". In Lega lascia Leonardo Foa, la figura che aveva preso il posto di Morisi. Il generale chiede deleghe sul sud

L’unico incensurato del vagone è Salvini. Marine Le Pen è condannata per frode, Orbán per aver violato i diritti d’asilo, Putin per crimini contro l’umanità. Tutti e quattro si mandano carezze sulla Pontida-Visegrád-Mosca, la linea ad alta ferocità. La leader del Rassemblement National viene dichiarata ineleggibile per cinque anni, condannata a quattro di carcere, e i primi ad abbracciarla sono Orbán, Putin e Matteo il volenteroso. Sono amici di Pen e scrivono, “quella contro Marine è una dichiarazione di guerra di Bruxelles” (Salvini), “Je suis Marina (Orbán), “violate le norme democratiche” (Cremlino). Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia, dice al Foglio: “Che c’entra Bruxelles con una sentenza francese?”. Si prepara un congresso invettiva contro von der Leyen e Tajani.  Leonardo Foa, che aveva preso il posto di Luca Morisi, lascia Salvini. Saluti! Na zdorovie! 

I “giudici comunisti” si sono spostati a Parigi. Il congresso di Firenze della Lega ha dunque la sua martire, Marine Le Pen, la condannata, e il solito nemico, Ursula von der Leyen, mentre Tajani sarà ancora il sacco da prendere a testate. Dice Nevi, il Karl Kraus di Forza Italia, autore del “Salvini paraculetto”, che anche l’ultima polemica della Lega, sugli oriundi, sulla stretta alla cittadinanza voluta da Tajani, è solo schiuma e che “anche Piantedosi si è espresso in nostro favore”. E la condanna di Le Pen? “Noi di FI restiamo garantisti, ma le sentenze si rispettano”. Arrivata la sentenza, Matteo il volenteroso ha dichiarato che “chi ha paura del giudizio degli elettori spesso si fa rassicurare dal giudizio dei tribunali” e che “in un momento in cui le pulsioni belliche di von der Leyen e Macron sono spaventose, noi non ci fermiamo, avanti tutta! Amica mia”. Il Pnrr ha ritardi e il grosso delle opere riguarda il Mit, ma la linea ad Alta Ferocità, Pontida-Visegrád-Mosca, viaggia puntuale. Nessun governatore della Lega si è sentito di esprimere solidarietà a Le Pen e attaccare i giudici francesi, anche perché, come ricorda sempre Nevi, “perché dovremmo occuparci di una sentenza di un altro paese?”. Salvini che anche i suoi chiamano ora Matteo Trumpini è in modalità sbruffoncella. Sabato, a Padova, ha dichiarato, che resta segretario della Lega per sacrificio e avvisa che “posso essere utile, io ci sono, ma dobbiamo essere compatti e granitici”. Granitici lo saranno, ma compatti un po’ meno. Sta per lasciare la squadra di Salvini, Leonardo Foa, uno dei “figli di Morisi”, l’inventore della Bestia, figura centrale, chiamato da Salvini, a Palazzo Chigi, “per pianificare e promuovere le attività del vicepresidente del Consiglio”. Scende e, sia chiaro, per la semplice ragione, comprensibile, così ha raccontato, in questi mesi, che vuole cambiar vita, che si è “stancato” della giostra. Sta per andare nel privato, ma Salvini perde così la figura che gli ha anche curato i rapporti all’estero, aperto corridoi in America. Chi verrà al suo posto dovrà gestire gli effetti di notizie come questa, di ieri: “Nuovo codice della strada: pochi effetti sugli incidenti, ma è record di patenti ritirate”. L’uscita di Foa anticipa il partito che verrà. Su quattrocento delegati, un quarto sarà del sud. Per effetto del nuovo statuto, e  nuovi membri di diritto, la sola Sicilia avrà più di venti delegati, la Campania quasi 30. Tra le mozioni ce n’è una a firma Nino Germanà, il segretario della Lega Sicilia, tutta incentrata sul ruolo del meridione. Questione di anni e metteranno la trinacria, il simbolo a tre gambe, accanto allo spadone dell’Albertino da Giussano. E’ il sud, e il centro, a cui punta il general Vannacci, sempre più in odor di nomina, vicesegretario ad personam, dopo il congresso, le aree dove Vannacci fa il pieno. Sono le regioni che sta gestendo, con successo, l’infaticabile Claudio Durigon, che blocca l’aumento dell’età pensionabile, e che non avrà mai la forza di dire a Salvini, anche solo per troppo affetto, che Vannacci vice, per forza di cosa, dirà la sua da Firenze in giù. Salvini è sicuro che questa nomina di Vannacci possa aiutarlo ma c’è chi invece crede che finirà per appesantire il lavoro di Durigon. A Radio Libertà, la radio dei leghisti, diretta da Giovanni Sallusti, il conduttore simbolo della rassegna stampa, Sammy Varin, chiede ai leghisti di turno che ospita, “ma è vero che Vannacci, diventa vice, non è fantascienza?” e chiosa con: “Ce lo vedo Vannacci a distribuire volantini al mercato…”. Il Vannacci vice è un tormentone, come l’incontro Salvini-Tajani, pugili che tirano in aria pugni, e c’è attesa per il Congresso Lega, anche se la vera data da segnalare è il 9 aprile. Quel giorno la Consulta deciderà sul terzo mandato in Campania e di riflesso su Luca Zaia, sul Veneto, perché per Salvini, “se la Consulta eliminasse il limite dei mandati, il nome e il cognome del candidato noi ce l’avremmo: è Luca Zaia”. Se non accade ci sarà Zaia liberato, Vannacci vice ad personam, Tajani che dovrà rispondere colpo su colpo. Tra 48 ore potrebbero arrivare i dazi dell’amichetto Trump. Un prosecco o una vodka?

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio