
Scandalo a Firenze
"Chiudere Sollicciano". Il presidente della Toscana Giani chiede un incontro a Nordio sul carcere di Firenze
Dopo la lettera di una decina di magistrati al Dap per chiedere la chiusura dell'istituto di pena interviene anche il governatore: “Serve un intervento subito, per questo ho chiesto un incontro al ministro”
“O viene profondamente ristrutturato o deve essere costruito un nuovo carcere. Sollicciano, così com’è, non può andare avanti. Nella Toscana dei diritti civili non possiamo avere una situazione di degrado e non vivibilità come quella che si presenta oggi in quell’istituto. Ho chiesto qualche giorno fa al ministro Nordio un incontro per discutere e cercare una soluzione al più presto”. Eugenio Giani, presidente della regione Toscana, non ha dubbi: il carcere di Firenze deve essere profondamente ristrutturato o deve essere chiuso in attesa della realizzazione di una nuova struttura.
L’istituto fiorentino è uno dei peggiori d’Italia. Rivolte, 386 atti di autolesionismo solo nel 2024, due suicidi solo dall’inizio del 2025 e condizioni detentive indegne di un paese civile. Alla fine della scorsa settimana un gruppo di una decina di magistrati fiorentini che aveva visitato l’istituto di pena pochi giorni prima ha inviato, insieme all’associazione Antigone, una lettera per chiedere “la chiusura degli spazi detentivi fino alla loro completa ristrutturazione” al capo del Dap – che però dopo le dimissioni di Giovanni Russo a dicembre scorso non è stato ancora nominato –, alla sindaca di Firenze Sara Funaro e allo stesso Giani. “La lettera – dice il governatore – è comprensibile ed espone le ragioni in modo corretto. Sono magistrati autorevoli che chiedono una risposta puntuale e concreta, non posso che accodarmi alla loro richiesta, per questo ho chiesto un incontro al ministro”. Nella lettera i magistrati scrivono: “Risulta difficile esprimere a parole l’orrore provato nel vedere le condizioni materiali in cui lo stato italiano fa vivere persone che ricadono completamente sotto la sua responsabilità”. Orrore di cui in parte è cosciente l’amministrazione penitenziaria. Lo scorso luglio infatti le condizioni del carcere avevano portato a un vero e proprio scontro tra la direttrice della struttura, Antonella Tuoni, e l’amministrazione centrale. Il rimpallo di responsabilità sulle condizioni del carcere si era concluso con una sanzione di 25 mila euro nei confronti della direttrice e il suo mancato rinnovo. Tuoni è stata spostata a gennaio, con un giro di nomine dirigenziali, ad amministrare il più piccolo carcere di Arezzo (un unicum nella storia dell’amministrazione penitenziaria). “Su questo – dice Giani – non mi esprimo perché sono vicende legate all’amministrazione penitenziaria e al governo del carcere che non mi competono, ma da presidente della Regione so che serve al più presto un intervento sostanziale sull’infrastruttura di Sollicciano perché così non può andare avanti. Pesa anche il sovraffollamento, che è ovviamente un problema anche nazionale, qualsiasi misura deflativa della detenzione è per me ben accetta”.
E d’altronde la descrizione del carcere fatta dai magistrati, in particolare di una delle sezioni detentive, la quarta, è agghiacciante. Scrivono nella lettera inviata anche al Dap: “Le infiltrazioni d’acqua sono ovunque: rivoli scendono lungo le pareti; acqua gocciola continuamente da alcune botole presenti nei corridoi; molte celle si presentano coi muri (originariamente bianchi) parzialmente o totalmente neri per la muffa che pervade le stanze; nei corridoi l’acqua scorre a terra o crea grosse pozze nelle quali detenuti e operatori sono costretti a camminare o stazionare. L’aria è talmente intrisa di umidità da risultare densa e fetida. A ciò si aggiunga che molti bagni delle camere di detenzione presentano gli scarichi modificati artigianalmente, che l’illuminazione in intere aree (corridoi e celle attigue) è molto scarsa, che in alcuni settori l’acqua dei locali docce esce solo bollente, mentre nei bagni delle camere di detenzione manca l’acqua calda. I detenuti hanno rappresentato che le camere sono infestate dalle cimici e che giornalmente usano il gas dei fornelletti nella loro disponibilità per allontanare tali insetti dai propri materassi”. Condizioni gravissime di cui anche Giani, che ha visitato spesso il carcere, è cosciente: “Una situazione terribile, con un degrado delle celle e di tutti i luoghi di passaggio non sostenibile e inaccettabile. Non ci sono più le caratteristiche di vivibilità che un carcere dovrebbe avere secondo il principio costituzionale di rieducazione della pena. Oggi a Sollicciano, invece, l’ingresso in carcere diventa immersione in un ambiente di degrado”.