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Riunire la Balena

“Ma perché non fate come Avs?”. Rotondi racconta i consigli di Lollobrigida ai Dc divisi

Marianna Rizzini

Rotondi e Cuffaro cercano un'intesa per riunire la galassia ex democristiani sotto un unico simbolo, con l'appoggio di Cesa e l'attenzione di FdI e Lollobrigida.

Perché non fare una Avs democristiana, con Gianfranco Rotondi e Totò Cuffaro nel ruolo dei verderossi Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, due che invece di litigare si sono spartiti la comune fetta presunta di elettorato, raddoppiandolo? Questo il consiglio dato dal ministro meloniano dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a Gianfranco Rotondi e a Totò Cuffaro, dice Rotondi al Foglio: smettete di accapigliarvi su chi possa usare il nome della ex Dc, basta tribunali e unitevi, è il senso dell’indicazione del ministro, e anche del magistrato che, ad Avellino, in una prossima udienza, dovrà mettere la parola fine alla lunga contesa che ha visto Rotondi e Cuffaro discutere sullo stesso fronte postdemocristiano. E dunque i due, che in tribunale per l’ex Balena Bianca ci sono finiti davvero, stanno cercando un accordo, e cercando guardano anche a colui che detiene l’uso del simbolo ex dc: Lorenzo Cesa — che con la sua Udc può comparire sulla scheda elettorale con lo scudo crociato. E guardano anche, dice Rotondi, già ministro per l’Attuazione del programma nel governo Berlusconi IV, “ad altri che alla Dc si rifanno, da destra e da sinistra”. Non si riferisce, Rotondi, a Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate che punta a far sentire la voce dei cattolici dentro il Pd e nei dintorni del Pd, né all’ex premier Romano Prodi, colui che di quell’idea è in un certo senso l’ispiratore (“non credo sarebbero interessati”, dice Rotondi). Ma tutti gli altri, dovunque siano, sì che potrebbero convergere, è il concetto. Antefatto: venerdì 28 marzo è uscito sul quotidiano La Sicilia, a firma Mario Barresi, un retroscena in cui, fin dal titolo, si parla di manovre centripete a destra, benedette da Fratelli d’Italia, nella chiave di una blindatura elettorale preventiva al Sud (come dire: meglio un 1-2 per cento in più che un 1-2 per cento in meno). “Il piano della Dc meloniana, anche Cuffaro corteggiato”, recitava dunque La Sicilia, raccontando di una comune passeggiata dei due ex litiganti Rotondi e Cuffaro a Montecitorio, e di un colloquio dei due proprio con Lollobrigida, negli uffici di FdI. “No, non c’era Lollobrigida, quel giorno”, dice Rotondi, confermando però che il ministro “da tempo è al corrente della nostra idea di voler interrompere la maledizione delle scissioni sequenziali della Dc, come da profezia di Arnaldo Forlani”. Cioè? “Forlani”, dice Rotondi, “ci avvertiva: state attenti. Un partito così litigioso, diceva, è forte se le correnti restano correnti. Una volta che ti dividi, da due si diventa quattro e da quattro si diventa otto. Ed è finita infatti con una miriade di sigle che si rifanno alla ex Dc: a un certo punto se ne contavano settantadue”. E dunque è venuto l’accordo, dopo le accuse reciproche, tra un avvocato e l’altro, attorno a quello che Rotondi chiama “reato di abuso di Dc”. Sotto gli occhi del giudice, Cuffaro e Rotondi si sono sentiti dire (e si sono detti) che così tanti galli nel pollaio dell’unico nome, Dc, appunto, volevano dire un sola cosa: penuria dell’unica sostanza, cioè di un partito che si riprendesse il nome, raggruppando tutti gli aspiranti leader. “Così abbiamo esplorato la possibilità di un possibile accordo”, dice Rotondi, “e così arriveremo alla sentenza sulla questione del nome, tra non molto, con l’obiettivo di federare tutti quelli che si rifanno alla Dc, senza primazie”. E chi comanderà? Farete le primarie? “Stiamo correndo troppo. Intanto proviamo a unirci, e proviamo a coinvolgere anche Cesa. Un unico nome sotto lo scudo crociato sarebbe potente. Certo, dopo trent’anni non è facile”. Cuffaro, Rotondi, Cesa. Si guarda comunque al centrodestra. “Noi tre gravitiamo nel centrodestra. Ma non è detto che non si possa essere attrattivi per chi si rifà alla Dc dal centrosinistra. Anche se io, e lo dico con un pizzico di civetteria, posso considerarmi uno dei padri fondatori del centrodestra. Si guardi la foto del famoso patto di Via Dell’Anima”. Rimane solo Rotondi. “Appunto”. E Lollobrigida che ruolo ha, in tutto questo? “Il ministro”, dice Rotondi, “è, come dicevo, informato dei fatti. Un facilitatore, in un certo senso. Ma noi puntiamo a un partito sovrano. Non vogliamo essere sotto protettorato. D’altronde, tra i nostri potenziali elettori, c’è chi non è molto a favore di Fratelli d’Italia”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.