
L'intervista
Parla Giovanni Tria: "Apriamoci a Cina e India. Meloni ha ragione a invocare calma. No ai contro dazi Ue"
"La destra ha sottovalutato Trump che non si fermerà. Meloni mi rassicura, Salvini meno. Mostrare i muscoli non serve. Meglio il multipolarismo, cercare nuovi mercati". Parla l'ex ministro dell'Economia
"Apriamoci a Cina e India; ai dazi di Trump non si risponde con i contro dazi; chi dice ‘trattiamo da soli’ dice balle; Meloni mi rassicura, Salvini un po’ meno. La calma della premier è da leader”. Professor Tria, da ex ministro dell’Economia, lei che farebbe? “Di sicuro non mi darei martellate in testa, ai dazi non aggiungerei altri dazi. Stare al gioco americano è un errore”. Le Borse crollano, l’Europa è sconvolta, la Cina risponde con altri dazi: il mondo sta finendo? “Non finisce, anzi, può essere l’occasione, con le dovute cautele, per abbassare le nostre barriere commerciali. Trattiamo con i paesi del Mercosur e con la Cina prima che a farlo sia l’America”. Si pensava, in Italia, a destra, che Trump bluffasse e invece? “E invece non si fermerà. Lo hanno sottovalutato, trattato come uno che la spara grossa. Vuole che gli europei paghino il suo debito”.
Professor Tria, i dazi di Trump sono il nostro nuovo 1929? “Sono uno scombussolamento degli equilibri globali. Nascondono una strategia, ecco perché dico che Trump non si fermerà, ecco perché rimprovero, a destra, a una certa destra, di non averlo preso sul serio. Ha un programma chiaro”. Quale sarebbe? Cosa vuole ottenere e cosa otterrà? “Vuole ridurre il suo debito pubblico. Per Trump i dazi sono tasse da riscuotere, intende aggiustare la bilancia commerciale. L’America spende più di quanto produce e poi c’è il ruolo del dollaro. Tutta l’economia si basa sul dollaro come titolo sicuro e questo non permette la svalutazione della moneta. E però è anche vero che grazie al ruolo del dollaro tutti i risparmi vanno in America e finanziano il loro sbilancio commerciale”. Come si chiama questo squilibrio? “Il francese Giscard d’Estaing lo ha definito ‘l’esorbitante privilegio’ americano, il dollaro come moneta di riserva, sicura. Ora Trump pensa che questo onere, che non è un onere, gli debba essere pagato, così come vuole che gli sia pagata la difesa da parte degli europei”. Dopo l’annuncio con il lavagnone, il presidente americano ha detto agli americani di fidarsi di lui, e che l’operazione è riuscita. Professore, è riuscita? “L’economia mondiale soffrirà e gli effetti peseranno sui cittadini americani. Provocherà recessione, ci sarà meno investimento. Siamo tutti d’accordo che i dazi sono un danno per gli americani, dunque non si capisce perché aggiungerne altri sarebbe la soluzione. I contro dazi si tradurrebbero in un aumento della nostra pressione fiscale. In tutte le guerre, comprese le commerciali, vince chi ha perso meno. Nella Seconda guerra mondiale è vero che ha vinto la Gran Bretagna ma ha perso l’impero”. Non la convince la reazione, la “vendetta” della Ue, che prepara Ursula von der Leyen? “Detto con franchezza, mi sembra solo una reazione muscolare un modo per far vedere che siamo forti”.
La verità? “Non lo siamo ma questo non significa che non possiamo reagire. Possiamo rilanciare il multipolarismo, vendere i nostri prodotti ai paesi del Mercosur, in India e Cina, naturalmente chiedendo reciprocità”.
Aprirsi alla Cina è un tabù? “Lo è ancora. Nessuno al governo ha il coraggio di dirlo, ma la Cina è la prima economia al mondo. Se non apriamo noi lo farà Trump. I suoi dazi hanno lo scopo di trattare per primo con i cinesi. A questo punto, facciamolo per primi, bruciamoli sul tempo”.
Tassare le Big tech non è una soluzione? “Si ritorce sempre sui consumatori e rimane un tema complesso. Questi colossi dove pagheranno le tasse, in quale stato?”.
Siamo stati accusati, noi europei, da Trump di essere “parassiti” ma per Salvini e Meloni ce lo meritiamo, e a destra continua la rincorsa ad abbracciare Trump, ad avere una clip di J.D. Vance, non lo trova singolare? “Innanzitutto la calcolatrice di Trump è sballata. Considera i dazi europei la nostra Iva. Una balla. Chi dice trattiamo a due, ne dice un’altra, di balla. Non si può fare. Diciamo che mi atterrei a quanto dice la presidente del Consiglio, e meno a quanto dice Salvini. Poi è chiaro che non serva fare la guerra all’America”.
Dunque ha ragione Meloni quando dice che i dazi “non sono la catastrofe che si racconta”? “Ha ragione quando dice di mantenere la calma. Ha ragione nel rassicurare per non provocare il panico generalizzato. Si sta mostrando leader in un’Europa che non ha leader”.
Le piacerebbe vedere Mario Draghi come commissario alla competitività, mandarlo a scoprire mercati, a rappresentarci? “E’ ovvio che mi piacerebbe. Una figura come Draghi è una figura speciale, unica, sarebbe stupendo affidargli un ruolo, lo dovrebbe fare l’Italia, ma soprattutto l’Europa. La voce di Draghi in questa Europa rimane purtroppo inascoltata. Abbiamo bisogno di leader ma non ci stanno. Meloni si sta ritagliando un ruolo”. I dazi saranno l’occasione per superare il Patto di stabilità? “Se sapessimo cosa mettere al suo posto, sì. L’Europa non ha un ministro delle Finanze ma ha solo politiche finanziarie”.
Da dove torna? “Dalla Cina”.
Mandiamo lei a Pechino, Tria come Marco Polo? “Viaggiatore ma senza poteri”.