
Il colloquio
Giorgio Mulè (Forza Italia): "Salvini al Viminale? Non si agiti. Matteo sta bene dov'è"
"Piantedosi è un ministro impeccabile", dice Il vicepresidente della Camera in quota Forza Italia. Che poi aggiunge: "Quella di Salvini è una mozione endogena di sfiducia"
Roma. “Quella di Matteo Salvini è una mozione endogena di sfiducia”, è la sentenza di Giorgio Mulè. All’indomani della riconferma a segretario nazionale della Lega, infatti, il vicepremier leghista sogna il Viminale. Aspirazione, velleità, ovvero sogno di metà mandato. “Macché Viminale! Salvini sta benissimo al ministero dei Trasporti!”, dice ancora il vicepresidente della Camera di Forza Italia. Che poi chiosa canterellando i Pooh: “Il suo posto è là…” (“Tanta voglia di lei”). E però Salvini, caro Mulè, ha tanta voglia di lui più che di lei. E cioè del ministero dell’Interno. Che brama dal giorno uno, ogni giorno di più.
Se dunque non sono sogni, cosa sono le sue? Legittime aspirazioni? Velleità abusive? “Legittimo sarà il dibattito. Ma non ci sono le condizioni per procedere a un rimpasto. Che sarebbe un po’ come quello delle mucche che mangiano e poi ricacciano fuori il bolo”. Immagine splatter, e nondimeno efficace. “Con tutto l’affetto e la stima per Salvini, che sicuramente vuol dare tanto al paese, una cosa sola mi domando”. Cosa? “Ma perché deve importunare il povero Piantedosi?”. Perché? “Non lo so. Ma perché Piantedosi dovrebbe andar via? Ha forse mancato in qualcosa? Ha gestito male l’immigrazione? Ha gestito male l’ordine pubblico?”. Ci risponda lei. “La mia risposta è no. Piantedosi è stato impeccabile. Perché rimuovere un ministro impeccabile? E poi la prima persona a rilevare incongruenze dovrebbe essere la presidente del Consiglio. Che attualmente non ne rileva. Come non ne coglie la maggioranza. Per risponderle: quelle di Salvini sono solo aspirazioni, che però stridono con la realtà”.
Malizia impone all’attenzione il ponte sullo Stretto. Non sarà perché il vicepremier sente di non poter tagliare il nastro che torna in auge l’amore di sempre: il Viminale? “Mah. Se così fosse, e non credo che sia così, non è che possiamo fare gli eunuchi perché non riusciamo a tagliare un nastro!”. Ma l’insuccesso può dare alla testa, onorevole. “Certo. Ma scappare dalla proiezione di un fallimento significa dare ragione all’opposizione. Oltretutto io non credo che sul ponte Salvini fallirà. Non credo, in generale, che il suo operato sia un insuccesso. Penso piuttosto che i nastri si taglieranno”. I treni però tardano. L’avrà notato. “Salvini ha tanto lavoro da svolgere. Anzi, direi proprio che il lavoro non gli manca. Tra Pnrr, la dorsale delle ferrovie, e poi le autostrade, il ponte... A ben vedere, è proprio sui Trasporti che si parrà la sua nobilitate”.
Mentre la nobilitate dell’altro Matteo, e cioè Piantedosi, secondo lei è già conclamata. “Non solo è già conclamata. Quand’anche fosse indebitamente sostituito, quello che mi chiederei sarebbe: al posto di Matteo Salvini, al ministero dei Trasporti, poi chi ci va?”. Secondo lei chi ci va? “Ecco. Non sono risposte da smarcare dalla sera alla mattina. Non si improvvisa su queste cose. Meno che mai quando la macchina è in corsa. Con i cantieri aperti e gli appalti”.
“Un ministro che dovesse arrivare nella primavera del 2025 – prosegue ora Mulè – e prendere in mano una pletora di dossier, dovrebbe ricominciare da zero. Non conoscerebbe la scatola degli attrezzi. Non come la conosce Salvini”. D’altra parte Piantedosi, ibrido tra politica e pubblica amministrazione, fu voluto proprio dalla Lega. “Perciò dico che quella del segretario è una mozione ‘endogena’ di sfiducia. Là dove non riesce a ferirci l’opposizione, ci facciamo male da soli”.