
Paradosso Trump
Rampelli: “Non è il momento”. FdI non rivuole più “l'oro italiano” negli Usa
Nel 2019 Meloni diceva: "Quando saremo al governo riporteremo il nostro oro in Italia". Ma ora che in Germania, dopo i dazi di Trump, pensano sul serio di richiedere agli Usa i propri lingotti dentro FdI si tirano indietro
“Riportare l'oro italiano da Fort Knox in Italia? Dopo i dazi americani stiamo adottando una linea del negoziato, non abbiamo intenzione di gettare benzina sul fuoco. Quello dell’oro italiano all’estero è un tema importante, ma non può essere trattato adesso”. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di FdI e un tempo alfieri del rimpatrio dell'oro italiano depositato fuori dai confini, soprattutto negli Usa, fa sapere al Foglio che l’Italia non farà come qualcuno in Germania ha cominciato a pretendere. Non intende chiedere agli americani di riavere il proprio oro, né chiederà di poter inviare propri funzionari Oltreoceano per verificare se a Fort Knox ci sono ancora tutti i lingotti tricolori. Poche settimane fa era stato Elon Musk a chiedere di poter vedere se nel caveau americano ci fosse ancora tutto l'oro detenuto in teoria lì. “Chi può confermare che nessuno lo abbia rubato?”, si era domandato il miliardario. Il dubbio adesso è venuto anche ai tedeschi. Come raccontava ieri il Corriere della Sera la richiesta non è arrivata da qualche pazzoide, ma da un parlamentare della Cdu, Marco Wanderwitz, che già da anni chiede controlli regolari e alla Bild ha spiegato che la questione del rimpatrio assume oggi una nuova attualità.
La conservazione dei depositi di oro europei negli Usa in piena guerra fredda aveva ragioni di sicurezza. Spiega al Foglio Massimo Amato, professore di Storia economica della Bocconi: “Fort Knox era il posto più sicuro al mondo. Il passaggio di proprietà si faceva mettendo delle bandierine sui lingotti”. A guerra fredda terminata e dazi di Trump annunciati però a Berlino è tornata di moda la richiesta di rimpatriare i propri lingotti. I tedeschi detengono il 32 per cento del loro oro negli Usa, 1.236 tonnellate per 113 miliardi di euro. Le riserve auree italiane detenute negli Usa sono ancora di più: il 42 per cento del totale, per un controvalore di oltre 100 miliardi. Dal 2014 in poi il rimpatrio dell’oro era diventato un pallino della destra italiana, in particolare di FdI che aveva anche presentato diverse mozioni alle Camere. Le firmava Rampelli, ma anche l’allora senatore e oggi ascoltatissimo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Il 3 aprile del 2019 una sua mozione che impegnava il governo “ad adottare le iniziative opportune affinché le riserve auree ancora detenute all'estero siano fatte rientrare nel territorio italiano” venne bocciata, scatenando l'ira di Giorgia Meloni in persona: “La nostra mozione per il rimpatrio dell'oro italiano è stata bocciata, ma il futuro governo con FdI restituirà l'oro agli italiani. E’ una promessa!”. Promessa che, a sentire Rampelli, si direbbe non mantenuta.
Non è che la cosa avesse poi un gran senso. Nonostante sia a tutti gli effetti una battaglia che, spiega Amato, ha una radice storica per la destra europea: “Il primo in Europa a voler rimpatriare l’ oro fu De Gaulle negli anni 60, ma all’epoca c’era la convertibilità in oro del dollaro. Da quando, nel ‘71, Nixon annunciò la sospensione di questa convertibilità l’oro non ha più alcuna funzione monetaria, è un bene rifugio come un altro. Riportarlo sarebbe solo una rogna. Chi pagherebbe il viaggio? Ma soprattutto: che te ne fai? Il vero imbarazzo di queste riserve è che se tutti gli stati si mettessero a venderle in massa contribuirebbero ad abbassare drasticamente il prezzo dell’oro, generando a quegli stessi stati delle perdite”. E allora perché i tedeschi rivogliono il loro oro? “Siamo in una fase economica segnata da una tale incertezza che è legittimo chiedersi quale sia il destino del dollaro come valuta internazionale. Con la frammentazione del mondo globalizzato può emergere una tendenza ad accumulare riserve auree, accadde anche prima della prima guerra mondiale. Ma sono operazioni con lo stesso tratto malevolo dei dazi e delle chiusure: ‘Ridammi il mio oro’ significa ‘non mi fido più di te, non mi fido più del dollaro’”. Su questo insomma il professore è più d'accordo con il Rampelli di oggi che con i Fratelli d’Italia di ieri: “Sono manovre che peggiorano la situazione di rapporti già tesi, meglio evitare”.



FdI con Trump? Kiss my ass