
La decisione
De Luca game over. La Corte costituzionale boccia il terzo mandato
La Consulta accoglie il ricorso di Palazzo Chigi contro la legge regionale della Campania che avrebbe consentito al governatore di candidarsi per una terza volta. Lui attacca: "La legge non è uguale per tutti"
Per Vincenzo De Luca questa volta è davvero finita. Il governatore della Campania lo temeva già da giorni. Ore pesanti durante le quali il malumore è cresciuto e anche la proverbiale loquacità è stata assai limitata. La Corte Costituzionale ha stabilito che non potrà correre per un terzo mandato alla guida della regione Campania. I giudici della Consulta, su ricorso di Palazzo Chigi, hanno dichiarato incostituzionale la legge regionale della Campania che avrebbe consentito a De Luca di candidarsi per una terza volta. “La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini: si dovrà cancellare in tutte le sedi giudiziarie del paese la scritta: ‘la legge è uguale per tutti’”, ha commentato con sarcasmo De Luca. Ma la sua scommessa, in realtà, il governatore l’ha persa mesi fa. A inizio novembre, quando, convinto che il governo non avrebbe mai fatto ricorso alla Consulta, ha persuaso i consiglieri regionali del Pd a fregarsene delle indicazioni di Elly Schlein e votare la legge regionale che recepiva il divieto, stabilito dalla legge 165 del 2004, di più di due mandati per i presidenti di regione. La legge di De Luca, contro la quale il governo ha fatto ricorso, conteneva però l’escamotage per consentirgli un terzo giro di giostra: l’articolo 1 prevedeva infatti che “il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge”, riducendo a uno i mandati svolti dal presidente al fine del conteggio, consendendogli così di ricandidarsi per una terza volta. E’ proprio questo cavillo a essere stato bocciato dalla Consulta che nello stringato comunicato pubblicato in serata ha spiegato che “con tale ultimo inciso, il legislatore campano ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo”.
L’esito rispetta la previsione di molti costituzionalisti. Ed è proprio per questo che De Luca ha perso in realtà la sua scommessa mesi fa. Il presidente campano non si aspettava che Palazzo Chigi avrebbe presentato il ricorso per evitare uno scontro non tanto con lui, ma con un altro governatore molto interessato alla questione terzo mandato: il presidente leghista del Veneto Luca Zaia. D’altronde già oggi Zaia sta svolgendo il suo terzo mandato perché il Consiglio regionale del Veneto ha recepito la normativa nazionale nel 2012, ma stabilendo di conteggiare i mandati dalla consiliatura successiva dall’entrata in vigore della legge regionale. Un cavillo che ha consentito a Zaia di guidare la sua regione per tre mandati consecutivi. E’ proprio su questo che ieri l’avvocatura campana ha spinto per convincere i giudici costituzionali, ricordando come prima della Campania oltre al Veneto erano state altre due regioni, Marche e Piemonte, a recepire la normativa nazionale, dimostrando che quest’ultima non sarebbe “autoapplicativa”, come sostenuto dal governo. La Campania però aveva già in parte recepito le regole nazionali con una legge del 2009, pur non indicando in quella legge un divieto esplicito sui mandati. Ma la Corte Costituzionale su questo ha dato ragione all’Avvocatura dello stato: “Il divieto del terzo mandato consecutivo – scrivono i giudici costituzionali – opera, infatti, per tutte le regioni ordinarie, dal momento in cui esse hanno adottato una qualsiasi legge in materia elettorale, nel contesto di una scelta statutaria”. E dunque per la Campania il divieto opera dal 2009.
Per De Luca la decisione della Consulta è un duro colpo. Il presidente contava sulla possibilità di candidarsi, nonostante la contrarierà di Schlein. Se la Corte non lo avesse fermato il governatore avrebbe alla fine anche potuto rinunciare. Ma la possibilità di una sua candidatura, con il peso elettorale personale di cui De Luca dispone, gli avrebbe consentito di avere in mano una carta politica formidabile per mettere bocca sia sul nome del candidato alternativo del centrosinistra, sia sulla coalizione, sia sulla futura giunta. Dopo la sentenza della Consulta il peso elettorale di De Luca rimane intatto, ma al governatore viene scippata una forte arma di ricatto: la sua ricandidatura. A brindare è anche chi, nel centrodestra, pensa di poter drenare parte del consenso di De Luca. In particolare, il coordinatore di FI in Campania Fulvio Martuscello. Ieri è stato tra i primi a reagire alla sentenza: “Forza Italia – ha detto – è pronta al dialogo con tutti i consiglieri di centro che hanno condiviso un percorso con De Luca e che da oggi possono sentirsi liberi di fare scelte diverse”.



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