Carlo Cottarelli (Ansa)

L'intervista

“I dazi? Il Pnrr non è la soluzione. No ad altro debito”. Parla Cottarelli

Ruggiero Montenegro

“Penso che alla fine una riconciliazione tra Trump e l’Europa ci sarà”, dice l'economista. "Un intervento del governo è necessario ma non è risolutivo. I problemi dell'economia italiana riguardano burocrazia e semplificazione"

Da una parte un cauto ottimismo: “Penso che alla fine una riconciliazione tra Trump e l’Europa ci sarà”. Dall’altro la preoccupazione, ben più grande: “La guerra commerciale tra America e Cina può trasformarsi in un conflitto vero e proprio. C’è un tema geopolitico e non solo economico. Questo rischio genera una enorme incertezza e l’instabilità delle borse, che potrebbe provocare danni al sistema finanziario e un rallentamento dell’economia mondiale”, mette in guardia Carlo Cottarelli mentre Trump annuncia una mezza retromarcia sui dazi. 

Parte da qui il direttore dell’Osservatorio conti pubblici dell’Università Cattolica, prima di passare agli effetti del protezionismo trumpiano, alla risposta europea e quella italiana. Dopo la rimodulazione del Pnrr si parla anche di chiedere all’Europa la possibilità di fare altro debito, rivedendo i vincoli del Patto di stabilità. Professore, che ne pensa? “Sarebbe meglio di no, considerando che quel piano comporta già un rientro molto graduale nel rapporto tra debito e Pil”. Eppure qualche margine politico sembra esserci. “Il primo colpo l’ha dato la stessa Commissione Ue con la proposta di applicare clausole di salvaguardia per le spese della Difesa. E’ chiaro che poi qualcuno voglia fare allo stesso modo con i dazi. Poi lo chiederanno per l’istruzione o la sanità, e così via. Ma in realtà i soldi sono pochi e queste regole europee contano fino a un certo punto. Chi decide davvero alla fine sono i mercati finanziari, i creditori stabilisco quanto possiamo prendere in prestito”. E loro, al debito di un paese, stanno attenti.

“Il problema è che la nostra economia non sta andando bene”. Le stime parlano di una crescita allo 0,6 nel 2025, mentre la Legge di bilancio con ottimismo si basava su un più 1,2. “E le politiche di Trump potrebbero andare peggio”. In questo quadro, il governo studia un intervento per le imprese da 25-30 miliardi, attingendo dai fondi europei. “Sarebbe utile, qualcosa bisogna fare”, concede Cottarelli. Un provvedimento di questo genere però deve essere concordato con Bruxelles. “Questo non dovrebbe essere un problema. Ma piuttosto teniamo conto che in ogni caso non si tratta di nuovi stanziamenti. Non è come per il Covid. Parliamo quindi di risorse che vengono riallocate. Vuol dire che altre cose non si faranno”.

Una parte delle risorse potrebbe essere dirottate dal Pnrr. “Tante cose nel piano non hanno funzionato. In particolare ci sono circa sei miliardi di Transizione 5.0 che non si riescono a spendere. Quel progetto è stato un fallimento e forse in questo modo le risorse potrebbero essere utilizzate in maniera più utile”. Cottarelli condivide la necessità di una risposta da parte del governo ma con la consapevolezza che “potrebbe non essere risolutiva”.

Tanto più considerando alcune criticità che l’Italia si porta dietro da anni. “Il Pnrr ha funzionato nella parte, per così dire, di ripresa. Sono arrivate risorse dall’Europa e non era affatto scontato. Ma la parte di resilienza, quella cioè della crescita, non ha lasciato un grande segno. Non vedo purtroppo grossi cambiamenti nelle voci principali. A parte la giustizia, dove si è fatto qualche passo in avanti, su burocrazia e semplificazione siamo molto lontani dagli obiettivi”. Aspetti che rappresentano un freno alla crescita italiana quanto e più dei dazi. Anche perché le misure protezionistiche trumpiane potrebbero anche essere solo temporanee. “Inoltre molte delle richieste di Trump non hanno nulla a che fare con i dazi, ma riguardano proprio la burocrazia europea, vincoli e regolamenti che penalizzano le imprese americane. Certo, non possiamo accettare tutte le richieste americane, ma se sistemiamo cose del genere, va benissimo anche a noi”.

Intanto, l’Europa prepara le contromosse. “Penso che l’Ue risponderà con un po’ di dazi, ma di poco conto rispetto a quelli imposti su noi. Poi partiranno i veri negoziati”. Da Bruxelles dicono di aver pronto anche un bazooka, una risposta ancora più forte. “Ho qualche dubbio che si trovi davvero l’accordo tra tutti gli stati”, dice infine Cottarelli, convinto che in questa fase il negoziato sia lo strumento più efficace per minimizzare i danni. Per questo, “il viaggio di Meloni a Washington, rappresentando la posizione europea, può essere positivo”.

Di più su questi argomenti: