
Il Racconto
Re Carlo in Ciociaria. Arriva alla Camera, ma le attenzioni e sono per Lotito e Tajani. Altoparlanti e gaffe
Il re parla alla Camera ma l'Aula è distratta, presa dai dazi, dalla Consulta e dalla cena al Quirinale. Tutte le attenzioni se le prende Forza Italia e il vicepremier che tifa "forza sconto" da Trump
Roma. God Save Ciociaria! Al posto di Re Carlo arriva Claudio Lotito sua maestà latinorum, il direttore Rai Francesco Pionati, il sir del pastone, si mischia con il baronetto Pd, Peppe Provenzano, che ha “impegni repubblicani”, Dario Franceschini, il monarca, chiede la corona, la sua: “C’è un posto per me?”. Il Carlo day alla Camera, il discorso del re, la sua visita, al sesto minuto è un sex pistolotto, dopo venti lo speaker dice che è terminato, ma il king si interrompe, e risponde in italiano “non ho terminato”. Venti metri di tappeto rosso, all’entrata, i funzionari in alta uniforme ma Ignazio La Russa si stravacca come fosse al chiosco della sua Paternò. La regina Camilla è trattata come la sora. Giampiero Zinzi della Lega lo dice: “Saremo sempre con Lady D”. Anche re Carlo qui diventa del Grillo.
I nostri reali? Sono Tajani e Barelli. Fa visita re Carlo con la regina, ma la stampa deve stare sul terzo mandato, la decisione della Consulta, la legge elettorale e oggi ci sono anche le mozioni sul riarmo. La crisi della sinistra è peggio della guerra nelle Falkland. Sua maestà dice che “la guerra ha un prezzo terribile, la pace un dono”, ma Giuseppe Conte non si vede. Il re parla di Garibaldi e cita Dante, “uscimmo a riveder le stelle” ma il ministro dell’Istruzione, Valditara, che ha accompagnato, in mattinata, la regina Camilla al Manzoni di Roma, se lo perde. Maurizio Gasparri viene circondato come fosse William, il ministro Nordio è inseguito come Kate, perché è l’ora del grappino e tra un Churchill e una bollicina dà sempre un titolo. Meloni, che sta preparando il viaggio da Trump, deve ricevere anche la regina Rania di Giordania. Chi si occupa di re Carlo? Le guardie inglesi del Pd, i deputati D’Elia, Peluffo, Pagano, Amendola, sono esentati perché costretti ad ascoltare, videocollegati, Antonio Misiani. E’ tutto un dazio. Matteo Salvini è in Friuli-Venezia-Giulia, mentre l’altro suo compare, Giorgetti, deve cercare i miliardi per le imprese, ma al suo posto c’è il cigno di stato, Daria Perrotta, la ragioniera, con il suo trench da Portobello road. Che fare? Gli onori di casa sono di competenza dei due presidenti di Camera e Senato, ma serve il blasone antico. Dal Senato viene in soccorso Franceschini che domanda a Enzo Amendola: “Ma quanto dura il discorso di re Carlo?”. In corridoio si scorge Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai, costituzionalista, molto realista, che sentenzia: “Ormai i reali sono buoni per la serie di Netflix. Se vedo Carlo gli do una pacca sulla spalla”.
Si rischia la Carloexit se non fosse per Gianfranco Fini che si presenta in sostituzione di Antonio Capranica, lo storico corrispondente Rai da Londra, per spiegare a noi, umili giornalisti, che “il re è uomo interessante, un ambientalista”. Presidente Fini, ma come andrà a finire la visita di Meloni da Trump? E Fini: “Trump ragiona da immobiliarista, parla da predicatore. La sua idea di America è l’idea della fortezza. Ora via, non vi do neppure l’osso”. Giulio Tremonti accende la macchina dei ricordi: “Anche io ho incontrato re Carlo. Il babbo era simpaticissimo. Mi chiese che lavoro facessi. Gli dissi: ministro e lui: ‘I’m an employee’, io invece sono un impiegato, e scoppiò in una risata”.
Il ministro Pichetto Fratin, che pensa che Trump sia una specie di Nerone, anche lui è preso dai dazi e dice al Foglio: “Ma dove volete che andiamo da soli? Noi dipendiamo dalla Germania, siamo un paese esportatore”. Si contano meno cravatte dei candidati anti Salvini, al Congresso, e il re non è neppure arrivato che già si parla della cena del Quirinale. Sono 150 invitati e la lista segretissima. Vuoi vedere che ci va anche Osho? Scriviamo a Osho che ci risponde in tempo reale: “Sto a Bodo a vedere la Lazio”. Ma insomma chi ci va? Una fonte ci consegna un lacerto di lista: “Andrea Bocelli, il governatore di Bankitalia, Panetta, Federico Marchetti di Yoox, Lamberto Frescobaldi, John Elkann, il presidente di Leonardo, Pontecorvo, e Mario Draghi che però potrebbe non esserci, oltre ai vice Tajani e Salvini, ma Salvini, anche lui è in forse”. La quota romanzieri-attori è già occupata dal portavoce di Mattarella, Giovanni Grasso (il suo romanzo “Il caso Kaufmann” lo porta in scena addirittura Franco Branciaroli). Cucina lo chef di Mattarella, Fabrizio Boca, che prepara verdure di Castelporziano, bottoni di caponata, spigola in crosta di sale, torta di gelato al fiordilatte. Il Re? Ah. In verità i flash partono ma per Lotito. La regina Camilla è vestita di bianco, Carlo con il fazzolettone rosa, ma quando Carlo inizia l’altoparlante non funziona, lo speaker gli toglie anzi tempo la parola. Lorenzo Fontana cita il Santo Carlo Acutis, re Carlo ricorda Giovanni Falcone, saluta Paola Del Din, la partigiana, ringrazia gli italiani e si ferma pure a stringere la mano dei cronisti, ma appena esce dalla Camera, ecco la verità. Si va tutti da Ciccio Boccia, il vicerè del Pd, che offre questa massima: “Il primo matrimonio si celebra per incoscienza, il secondo per mancanza di memoria”. Si finisce di ascoltare Boccia e si va da Tajani che dice a Gasparri, riferendosi a Calderoli: “E’ più facile capire un tedesco che un bergamasco”. Vestito tortora come ama Re Carlo, re Tonio invita “a non essere provinciali. Andiamo da Trump con la schiena dritta”. Alla domanda: e che otteniamo? Tajani risponde che si parte “dai dazi al 25 per cento e magari si scende”. Se non fa il presidente della Repubblica si merita il regno di Frosinone. God save Ciociaria!

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