Matteo Salvini - foto LaPresse

L'analisi sul leader del Carroccio

Salvini cerca casa. Ma al Mit come è andata? Bilancio, senza pregiudizi

Giorgio Santilli

Archiviata la partita della modifica del codice degli appalti, ora il ministro delle Infrastrutture cerca di rioccupare il centro del vasto mondo che dipende dalle politiche di Porta Pia: comuni, regioni, imprese, professionisti. E dopo il Congresso vuole riqualificare la sua leadership

Archiviata positivamente e senza entrare in un balletto di modifiche nevrotiche la partita del codice degli appalti – che è anche la riforma più importante del Pnrr agli occhi di Bruxelles – il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, cerca casa. Non solo nel senso di riuscire a far decollare il Piano Casa che annuncia da un anno ma sta sempre fermo lì, in attesa di progetti convincenti e di benzina per partire (ci sono 730 milioni ma solo dal 2027). La casa che cerca Salvini è una nuova missione e un ancoraggio per il ministero delle Infrastrutture di cui pure il Piano di edilizia residenziale dovrebbe rappresentare la punta avanzata. Ora che è stato confermato per acclamazione segretario della Lega fino al 2029, Salvini cerca anche di rioccupare il centro del vasto mondo pubblico e privato che dipende dalle politiche di Porta Pia: comuni, regioni, imprese, professionisti. E prova a battere i pugni sul tavolo con gli alleati di governo nelle materie di sua competenza, tentando di scrollarsi di dosso l’immagine di chi fa anche buone cose, ma non riesce a farsi riconoscere la leadership dai suoi interlocutori.
 

Ecco, dunque, che nella casa in costruzione di Salvini ci sono un paio di riforme corpose (il testo unico dell’edilizia del 2001 e il nuovo assetto portuale centralizzato), programmi di investimenti lungimiranti a caccia di soldi (le risorse idriche), un cospicuo pacchetto di nomine (il rinnovo dei vertici delle Autorità portuali e Autostrade per l’Italia per cui in pole position ci sarebbe il nome dell’ad di Atm, Arrigo Giana) e ovviamente la prima pietra del Ponte, attesa per giugno. Ma soprattutto nell’agenda del ministro c’è l’attuazione e la revisione del Pnrr che, come per incanto, dovrebbe trasformarsi da situazione drammatica (con metrò e ferrovie veloci sotto il 30% dei target attesi) in una clamorosa vittoria strategica che porterebbe tre risultati: evitare la magra figura politica per quello che è sempre stato presentato come il maggior beneficiario di fondi Pnrr; evitare di ridare indietro i soldi europei non spesi; prolungare gli investimenti del Pnrr oltre il 2026, spostando fondi su nuove riforme condivise con Bruxelles (ancora casa, ancora acqua, ancora porti, governance degli investimenti ferroviari), magari in sinergia con i fondi della coesione, come vuole Fitto.
 

I suoi interlocutori aspettano di capire se il ministro riuscirà a tradurre in risultati concreti annunci reiterati nel tempo. Anche perché, le imprese sono già entrate nell’angoscioso dilemma “cosa accadrà dopo il 2026”, intravvedendo il rischio di una paralisi del settore se non si imporranno un’agenda e una programmazione stabile nel tempo. E gli alleati di governo provano ad approfittare delle distrazioni del ministro – finito il congresso leghista ci sono sempre i dazi e la costruzione della rete di alleanze internazionali – per sfilargli quella centralità che – per essere tenuta – ha bisogno di portare a casa leggi, fondi e investimenti. Finora, a parte il codice appalti, Salvini non ha portato a casa molto. Le carte stanno tutte sul tavolo, si tratta di giocarle e di vincere almeno un paio di mani. Un test è ora l’esito dello scontro in corso sulla rigenerazione urbana.
 

Sono mesi che va crescendo una rivalità tra il leader leghista e Forza Italia, che fa da contrappunto a tutte le iniziative del ministro. Dopo aver criticato pezzi del codice appalti, in sintonia con le imprese, Forza Italia ha schierato in questi giorni gli stati generali del Parlamento per una proposta di legge delega Mazzetti sulla riforma del testo unico dell’edilizia, proprio mentre Salvini concludeva le consultazioni con gli stakeholder. Consultazioni su piattaforma digitale con cui il ministro, dopo un anno e mezzo di tavolo su casa e testo unico dell’edilizia, aveva chiesto agli stakeolder di inviare proposte in 200 parole, pronunciandosi su tre temi prescelti fra i venti indicati dal Mit. Forza Italia spinge la legge sulla rigenerazione urbana: Gasparri, che l’ha presentata per primo, la considera una priorità di FI e la regìa è affidata al relatore Roberto Rosso, che si dice convinto la legge arriverà al traguardo prima dell’estate al Senato. L’affossamento del Salva-Milano, però, non ha giovato al provvedimento, che si è piantato l’11 febbraio, alla vigilia del voto sugli emendamenti. Tre mesi di blocco che acuiranno le tensioni.
 

“Nessun blocco, stiamo valutando 571 emendamenti”, dice Rosso che ammette rallentamenti per la ricerca dei fondi. Eppure, le indiscrezioni dicono che Salvini – sempre molto freddo verso la legge – stia preparando pareri ministeriali ed emendamenti dei senatori che smonteranno pezzi importanti della legge, compreso il fondo nazionale che deve pure passare il parere del Mef. Non si sa come la pensi Giancarlo Giorgetti, ma la Ragioneria già nella scorsa legislatura affossò fondo e legge con uno dei pareri più duri nella storia della Repubblica.

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