
Foto ANSA
il "chiarimento"
Schlein pronta a lanciare la sfida ai riformisti Pd, in assemblea nazionale, dopo Pasqua
Da un lato il caso De Luca fa ripartire il lavoro interno sulla “coalizione ampia”, dall’altro la politica estera resta elemento dirimente. Quel “chiarimento politico” promesso (o minacciato) dalla segretaria dem all’indomani del voto a Strasburgo sul piano ReArm Europe, è in arrivo
Subito dopo Pasqua o poco dopo i ponti, nella forma dell’assemblea nazionale prevista dallo statuto del partito: è in arrivo il “chiarimento politico” promesso (o minacciato, a seconda dei punti di vista) dalla segretaria Pd Elly Schlein il 13 marzo, all’indomani del voto a Strasburgo sul piano ReArm Europe, voto che aveva visto la delegazione dem al Parlamento europeo spaccarsi in due, con i riformisti da un parte (e sulla linea del Pse) e con gli europarlamentari vicini alla maggioranza interna dall’altra (e non così lontano dal leader M5s Giuseppe Conte).
“Serve un chiarimento politico, le forme e i modi li valuteremo”, aveva detto Schlein, mentre il capogruppo schleiniano al Senato Francesco Boccia aveva fatto eco con parole simili, in un’intervista al Manifesto. Poi non se n’era saputo più nulla. Erano continuate, però, le interviste e le dichiarazioni dei riformisti dem sui quotidiani e in Parlamento: aveva parlato l’ex avversario congressuale di Schlein ed ex governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini; avevano parlato, tra gli altri, l’ex senatore e co-fondatore del Pd Luigi Zanda (che aveva evocato il congresso), il coordinatore della minoranza interna Alessandro Alfieri, la deputata Lia Quartapelle, il senatore Filippo Sensi e l’eurodeputata e vicepresidente dell’Europarlamento Pina Picierno, sostenuti da due ex premier (Romano Prodi e Paolo Gentiloni) e dal padre fondatore del Pd Walter Veltroni. Ma dal Nazareno nessuna nuova.
Fino a due giorni fa quando, a margine della notizia numero uno – la bocciatura da parte della Consulta della legge regionale che avrebbe permesso al governatore dem campano Vincenzo De Luca di correre per un terzo mandato – si è diffusa la notizia numero due: Schlein ha deciso di dare seguito alla promessa-minaccia (sempre a seconda dei punti di vista) dell’approfondito confronto interno, con un incontro a ridosso delle festività di primavera. E dunque, oltre a correre su e giù per l’Italia per le tappe del viaggio nei settori produttivi, e oltre ad ascoltare sul tema dei dazi le parti sociali e Confindustria, intanto biasimando il governo Meloni per aver fatto “orecchie da mercante” davanti a Donald Trump che dà di parassiti agli europei, la segretaria pd prefigura a grandi linee il terreno di quello che Bonaccini aveva chiamato “confronto responsabile”, ma che in area schleiniana suona più o meno come sfida: guardiamoci in faccia, guardateci in faccia e vediamo cosa succede. Mancava la forma e il modo.
Fine dell’attesa: la scelta ricade sul contenitore dell’assemblea nazionale che, secondo lo statuto, “esprime indirizzi sulla politica del partito attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno, risoluzioni” ed è convocata “almeno una volta ogni sei mesi”; un’assemblea che potrebbe, “su mozione motivata, approvata con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, sfiduciare il segretario”. Fantapolitica, anche perché la maggioranza è con Schlein, ma intanto quella che era parsa, a fine marzo, una fugace unità posticcia sulla risoluzione di compromesso, quella che chiedeva “una radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla presidente Ue Von der Leyen”, atterra ora su un terreno sdrucciolevole: da un lato il caso De Luca fa ripartire il lavoro interno sulla “coalizione ampia”, dall’altro la politica estera resta elemento dirimente: da che parte stare nel mondo, questo è il problema, come si è visto una settimana fa, quando la segreteria dem si è asserragliata per giorni nel silenzio di fronte alla decisione di mandare o meno qualcuno alla manifestazione per la pace organizzata da Conte (delegazione fu, senza segretaria, e con nuove manifestazioni di dissenso su social e stampa da parte dei riformisti dem). E ora l’interrogativo “da che parte stare?” si staglia lungo la linea di un orizzonte non lontano, sovrapposta alla sagoma incombente dell’uovo di Pasqua.



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