Il racconto

I sinistrutti di Schlein, in Ue solo 7 su 21 sono rimasti fedeli alla linea. Gori e Picierno corteggiati dal Ppe

Carmelo Caruso

Defezioni, sospensioni, rientri in Italia, imboscati. Il primo gruppo socialista Ue è evaporato. Riarmo, Israele, il mancato chiarimento dopo la spaccatura. Sembra il gruppo misto

Questo è il Def dei sinistrutti, i demoliti eurodem: il governo dimezza le stime di crescita ed Elly Schlein porta il gruppo a -14. Sono 21 europarlamentari, la “prima delegazione socialista”, ma Sandro Ruotolo si crede già ministro della Cultura; Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti si sono autosospese; Cecilia Strada, che gira a Bruxelles con la kefiah, ha problemi di coscienza insieme a Marco Tarquinio, mentre Pina Picierno e Giorgio Gori sono corteggiati dal Ppe. Gli altri? Sono infelici a loro modo e aggiornano il paniere dello Schleinistat, il barometro mensile dello scontento Pd. In silenzio è evaporata la “prima delegazione”: da ventuno è scesa a sette, i Noi frustrati d’Europa.


Sarà vero che Meloni teme Schlein, ed è senza dubbio vero (ci sono le fotografie scattate a Milano, proprio ieri) che Schlein si è messa fare le sue consultazioni, in ritardo, con gli imprenditori del nord. Tutto vero, giusto. Ma è meno vero che la segretaria non controlla più il gruppo in Europa, che quella grande corazzata si è ridotta a numeri da gruppo misto? L’episodio, l’ultimo, che meglio racconta il crollo dello Schlein & Poor’s si è verificato giovedì quando sette eurodeputati hanno rilasciato una dichiarazione per dire “stop” alla cooperazione con Israele. “Stop” e “adesso basta” sono parole fisse dello Zingarelly, il dizionario della segretaria, ma se su 21 europarlamentari solo sette dicono “stop” e se tra quei sette manca il capo delegazione Nicola Zingaretti, non è forse uno spettacolo, il qui si ride? 

 

Il 13 marzo il gruppo si è spaccato sul riarmo, 11 si sono astenuti e 10 hanno votato a favore. Cosa è accaduto da allora? Il “chiarimento” (“qui serve un chiarimento” aveva dichiarato Schlein) è finito in farsa. Quanti sono rimasti i leali? Moretti e Gualmini si sono autosospese perché la procura federale belga ha chiesto la revoca dell’immunità. Meno due. Il caso straordinario riguarda poi tre degli indipendenti eletti con il Pd, Strada, Tarquinio e Lucia Annunziata. I primi due, in nome della coscienza, che è il certificato medico senza visita fiscale della sinistra, passeggiano per Bruxelles vestiti come Arafat, mentre Annunziata, che si è astenuta, per lealtà, alla segretaria, è ormai l’Ohio del gruppo e viene trattata come fosse la sorella di Lorenzo Guerini. Da quel voto, dalla spaccatura, un altro eurodeputato ha già detto che fa i bagagli perché è ufficiale che Matteo Ricci sarà il candidato del Pd nelle Marche. Mister quasi mezzo milione di preferenze Antonio Decaro ogni volta che deve salire in aereo per Bruxelles vorrebbe piangere come quando mamma ci portava via dal reparto gelati. Dario Nardella si è dato al cinema e sul suo profilo social si sdoppia: fa il Nardella di destra che fa le domande al Nardella di sinistra e nessuno gli ha ancora spiegato che quello di sinistra si veste da sfigato mentre quello di destra è il migliore Nardella. Altri quattro eurodeputati, Topo, Tinagli, Lupo, Maran, sono armigeri del riformismo e si sono trovati come Virginia Woolf un Pd tutto per sé. Altri due sono così smaccatamente riformisti, con Israele, con il riarmo, che sono corteggiati da Tajani e dal Ppe. Si tratta della vicepresidente Picierno e di Giorgio Gori che si sono costruiti un rapporto personale con Metsola, la presidente del Parlamento europeo che si vede un giorno al posto di von der Leyen. Stefano Bonaccini e Nicola Zingaretti fanno parte della corrente “Pesi molli” e si imboscano, si astengono, stanno nel cerchio dei “quanto me ne ha date, ma sapessi quante ne ho dette”. 

 

Della prima delegazione socialista, come si legge ancora sul sito Pd, sono rimasti fedeli alla linea, canterebbe Giovanni Lindo Ferretti, solo Camilla Laureti, Alessandro Zan, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Sandro Ruotolo, più i due coscienziosi, Strada e Tarquinio. Gli altri 14, chi e più e chi meno, telefonano a Paolo Gentiloni come si telefona  al medico di famiglia. Un caso a parte, ma qui davvero servirebbe Pietrangelo Buttafuoco, che della categoria dei destrutti è il padre eterno, l’inventore, resta Ruotolo. Nessuno ha mai compreso come l’ex inviato di Michele Santoro, entrato al Senato con i voti del M5s, alle suppletive, oggi eletto con il Pd in Europa, sia stato elevato all’Alberto Ronchey della Schlein, responsabile nientemeno che di “Informazione, Cultura e  memorie”. Si occupa di Rai, di libri, di Campania, e parla già da ministro. Da mesi si aggiorna questo pezzo, come si aggiorna il Documento di economia e Finanza, su questa armata di esiliati, ma finora a tacere sono stati i numeri. Scendere da ventuno a sette, in Borsa, equivale a un crollo e non basta dire che l’Europa è un’altra cosa, tanto più se si chiede a Meloni di scegliere tra l’Europa e Trump. 

Ricordare che a Bruxelles il gruppo Pd è evaporato non è un “kiss” alla premier ma il miglior modo per combattere l’inflazione a sinistra. Antonio Misiani, il responsabile economico, Pd la potrebbe dire così: aumenta l’offerta della moneta “pace”, ma cala la produzione di un Pd credibile.

 

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio