(foto Ansa)

il caso

“Uniti per la Palestina”. Ma Schlein, Conte & Co. snobbano l'evento con i dissidenti di Hamas

Luca Roberto

Nessuno dei leader del campo largo, che ieri avevano firmato una mozione unitaria su Gaza, ha partecipato all'incontro in Senato con gli attivisti che lottano contro il terrorismo. Le critiche della comunità ebraica di Milano: "Dimostrano cecità nei confronti dei palestinesi uccisi o incarcerati da Hamas"

Elly Schlein l’aveva chiamato “il giorno dell’unità”. Perché oltre alla Rai, il campo largo aveva trovato un’intesa anche “su un tema importante di politica estera”. Ovvero la mozione su Gaza che chiede al governo italiano di riconoscere lo stato palestinese. Ma quell’unità la segretaria del Pd insieme al Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli l’ha ostentata anche in un’altra scelta che ha a che fare proprio con la Palestina. E non sembra che in questo caso la decisione sia stata così tanto filopalestinese.

Ieri pomeriggio a Palazzo Madama il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto ha invitato a parlare Hamza Howidy, attivista di Gaza per i diritti umani nonché uno dei principali dissidenti di Hamas, che vive oramai in esilio. E in collegamento da Gaza c’era anche Mohammad, un co-promotore del movimento di protesta “Vogliamo vivere”che nelle ultime settimane ha alzato la voce e accresciuto le rimostranze nei confronti dell’organizzazione terroristica. Howidy ha raccontato di essere stato incarcerato più volte nelle prigioni di Hamas. E ha descritto l’orrore della convivenza con il terrorismo: “A dieci anni vedevo le persone buttate già dai palazzi e non capivo il perché”. Mentre Mohammad (non mostrato in volto per tutelarne l’incolumità) spiegava l’ondata sempre più grande di indignazione e di scollamento tra la popolazione palestinese e Hamas, “che insegue un guadagno politico a scapito della vita dei palestinesi. Hanno perso ogni legittimità con il loro comportamento. Fanno le trattative per salvaguardare se stessi, non il popolo palestinese”. Si capisce allora la valenza della loro testimonianza, ospitata in un Parlamento europeo. E anche la ragione per cui l’evento organizzato da Scalfarotto abbia raccolto adesioni anche nella maggioranza, con la presenza del capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan. E infatti una particolare forma di vicinanza delle opposizioni alla questione palestinese avrebbe forse consigliato ai leader di presenziare all’incontro. E invece Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, nonostante il clima d’unità del giorno prima, hanno snobbato l’appuntamento. Lasciando a Piero Fassino, vicepresidente della commissione Difesa alla Camera, l'onore di rappresentare l'opposizione. Oltre ad altre presenze dei riformisti del Pd in platea (tra cui Filippo Sensi, Graziano Delrio e Lia Quartapelle). Solo che per Fassino parla una decennale storia di militanza, con posizioni ben sintetizzate dall’adesione e la partecipazione a “Sinistra per Israele”. E lui stesso ne ha scherzato ieri: “Si dice che io sia il principale sionista della sinistra”. Ecco perché una partecipazione dei vertici sarebbe stata un segnale.

 

La partecipazione al convengo dei dissidenti di Hamas, peraltro, avrebbe forse in parte fugato anche i dubbi delle comunità ebraiche italiane, non particolarmente felici della mozione presentata dal campo largo. Il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi ieri ha parlato del documento in termini molto negativi, tirando in ballo proprio i dissidenti palestinesi. “Leggo con stupore la mozione di quattro importanti leader politici italiani e mi domando: ma dove vivono? Sono mai stati in Israele? Hanno mai parlato con i loro colleghi della sinistra israeliana? Le loro proposte sono lunari, non hanno alcuna attinenza con la realta’ sul campo”, ha detto Meghagi. Secondo cui “già dire di volere ‘riconoscere la Palestina quale Stato democratico’ dimostra cecità e spietatezza verso i palestinesi dissidenti uccisi o incarcerati da Hamas. Dimenticano le milizie jihadiste armate che continuano a fare attentati contro i civili israeliani. Dimenticano l’incitamento all’odio antiebraico dalle tv e dalle moschee palestinesi. Per loro solo Israele (fino a prova contraria, vittima della jihad islamista) è da condannare. Quella mozione antiebraica rappresenta un vero e proprio festival dell’ipocrisia e dell’odio jihadista contro Israele e gli ebrei”. Un po’ quel che è emerso anche dall’incontro di ieri in Senato, dove gli orrori del terrorismo di Hamas sono stati raccontati dalla viva voce di chi li ha vissuti in prima persona.

Insomma se i leader del campo largo volevano dimostrare vicinanza alla causa, oltre la formalità delle mozioni unitarie, avevano una grande occasione. Andata persa.

Di più su questi argomenti:
  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.