
Il caso
Autostrade, Snam, Fincantieri e Italgas: il centrodestra è una falange quando si parla di nomine
Tra riconferme e colpi di scena Meloni, Salvini e Tajani hanno trovato un equilibio nel valzer dei cda che prende il via ufficialmente oggi con la regia di Cdp
Hai voglia a raccontarli divisi, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, pronti a scatenare l’iradiddio. Alla fine le nomine tengono uniti i leader del centrodestra. C’è un contorno, fatto di quotidiana letteratura sincopata tra strappi e ultimatum. E poi c’è la ciccia, come si dice a Roma. La riprova, puntuale come il cannone del Gianicolo, si è presentata con il valzer di presidenti, amministratori delegati e consiglieri che da oggi prenderanno forma. L’altro giorno Cassa depositi e prestiti ha riunito il comitato nomine, oggi il cda della “cassaforte d’Italia” di via Goito renderà note le liste dei consiglieri per convocare poi le rispettive assemblee delle società interessate ai cambiamenti. Tutto secondo programmi o quasi: Autostrade, Fincantieri, Snam e Italgas. Gioco, partita, incontro.
Si parte da Fincantieri, destinata a entrare nel dossier che oggi pomeriggio alle 18 (ora italiana) Giorgia Meloni potrebbe presentare a Donald Trump nel nome di un maggiore impegno della società negli Usa. Nessuna sorpresa: disco verde per il tandem Pierroberto Folgiero (ad) e Biagio Mazzotta, ex Ragioniere dello stato, confermato presidente dopo la scomparsa del generale Claudio Graziano. In virtù di impegni personali e di risultati ottenuti questa è stata per il governo la partita più facile e senza scossoni. Discorso diverso per Autostrade: è stato scelto come amministratore delegato, con il via libera di Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini, Arrigo Giana, già manager delle aziende romane e milanesi di trasporto pubblico (Atac e Atm). Prenderà il posto di Roberto Tomasi. Ieri il suo commiato con una lettera pubblica inviata ai dipendenti nella quale ripercorre questi anni alla guida di Aspi, dal momento più difficile del post ponte Morandi a Genova fino ad oggi, sottolineando l’impegno di tutti per la rigenerazione della rete autostradale. La lettera apre così: “Diecimila volte grazie. Tante volte quanti siete voi, donne e uomini del Gruppo”. Nella lettera Tomasi rivolge un apprezzamento per il supporto a consiglieri e sindaci e augura buon lavoro al futuro ad e presidente “per le grandi sfide che si trovano di fronte”.
Come presidente della società ecco Antonio Turicchi, già in Ita nonché protagonista della complessa trattativa che ha portato all’accordo con i tedeschi di Lufthansa e, prima ancora, dirigente a Cassa depositi e prestiti. E’ considerato un uomo di garanzia, con ottimo rapporti al ministero dell’Economia, e un buon gradimento a Palazzo Chigi. A Italgas il centrodestra ha deciso per il bis di Paolo Gallo: si tratta del quarto mandato consecutivo. Come presidente della società prende forza il nome di Paolo Ciocca, già al vertice di Open fiber, al Dis, alla Consob e al Tesoro. La novità che ha fatto più discutere riguarda Snam, dove l’attuale amministratore delegato Stefano Venier non è stato confermato lasciando il posto ad Agostino Scornajenchi, attuale ceo di Cdp Venture, con pesanti risultati, ed ex direttore finanza e controllo di Terna. “Il suo profilo tecnico e la lunga esperienza nel settore energetico e infrastrutturale lo rendono una figura apprezzata trasversalmente da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia”, dice chi è vicino al dossier. La sua nomina è stata proposta ufficialmente da Antonio Tajani e ha trovato il via libera di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Per la presidenza della società è stato indicato, invece, il nome di Alessandro Zehentner, pescato dal cda di Enel, e fortemente voluto da Fratelli d’Italia. Le nomine delle controllate ha scatenato anche dentro Cdp un certo trambusto. A molti non è passato inosservato l’attivismo di Fabio Barchiesi, vicedirettore generale, nel costruire il puzzle delle liste avvalendosi anche di società specializzate in cacciatori di teste. Un attivismo che non sarebbe stato gradito nei corridoi del ministero dell’Economia e, di sponda, in quelli di Palazzo Chigi.
Sullo sfondo c’è anche da segnalare la riconferma, data da tutti per scontata, di Bernardo Mattarella nel ruolo di amministratore delegato di Invitalia. In questo equilibrio di incastri, competenze e sensibilità politiche c’è la riprova di come qualsiasi scossone di carta, quelli che si leggono sui giornali, alla fine resti senza conseguenze quando il governo si trova a dover decidere il classico “chi va dove” e “a fare cosa”. Sono le nomine, bellezza. Il resto è contorno.