
Il racconto
Il beato Salvini: fa silenzio si occupa di Rai Pubblicità al posto del Viminale. Zaia può farsi un movimento
Dice che il viaggio di Meloni è "delicato", tace perchè resta il problema Veneto-Zaia che non esclude la sua nomina a ministro e un eventuale movimento. Il Viminale è rimandato
Il governo ha un nuovo beato, il beato Salvini. Da tre giorni non provoca, non suda, scrive che Papa Ratzinger è “sempre nei nostri cuori”. Si è benedetto. Alla Camera, per il Question Time, dice che a marzo si è compiuto il miracolo, che il “costo dei biglietti aerei è diminuito” e che gli infedeli, coloro che non credono, devono rivolgersi a Urso perché il “ministro che se ne occupa è lui”. Non vede l’ora di incontrare, da solo, il 18, il vicepresidente americano J.D Vance, e prega sorella Giorgia di allontanare Zaia dal mondo (romano). Cosa sta succedendo al segretario? Pratica esercizi spirituali perché, a Venezia, quando chiedono a Zaia “ma ti piacerebbe fare il ministro dell’Interno?”, il governatore non dice “vado retro”, ma sorride. Salvini invoca lo spirito Meloni per moltiplicare il Veneto e i pesci, le liste Zaia, altrimenti il doge si può fare la sua chiesa, un suo movimento. Dal vangelo secondo Luca.
Salvini il beato ha scelto la linea del silenzio. Vabbè, dura meno della Quaresima. Sta per finire. Il beato è passato alla Camera, per rispondere ai parlamentari, ma i discepoli non hanno saputo vegliare, a eccezione di Stefano Candiani e Alberto Stefani, il Calderolino, a cui è stato promesso il Veneto come il regno dei cieli. Chiediamo al Calderolino-Stefani se Zaia farà le liste di appoggio, e Stefani garantisce che nella comunità Lega, dopo il congresso, è tutto uno scambiarsi segni di pace: “Io e Luca siamo uniti, tutti insieme per il Veneto. Aspettiamo”. Si dovrebbe convocare un tavolo nazionale tra leader di centrodestra per spartirsi le regioni, per decidere, come canta il rapper Geolier che Lombardia, Campania e Veneto sono I p’me e tu p’te (Lombardia e Campania a me, a Meloni, e Veneto a te, Salvini) ma il tavolo si apparecchia a fine aprile, inizio maggio, perché la premier ha delle “insidie”, come ha spiegato magnificamente Fazzolari (ah, continua a vestirsi con camicie indaco, come i tuareg. Fazzo è capo tuareg e confessa: “Io non reggo i ritmi, io mi stanco rispetto a Giorgia. Dopo un viaggio in America dovrei riposare due giorni”). Il beato Salvini ha dunque compreso che questa è l’ora del raccoglimento. I dottori della Lega notano che di Viminale non se ne parla più (il Viminale sta a Salvini come la donna allo zio Teo del film Amarcord di Fellini) anzi, comincia a circolare la voce che “i leghisti si sono fatti prendere dal calore del congresso” e che lui, il beato, “mai e poi mai manderebbe via Piantedosi”. Si chiama inversione a U, da ritiro della patente, e per salvare il visino i discepoli del beato ci rivelano: “Ma lo vuoi capire che se non va al Viminale rimarrà segretario fino al 2032? E’ per questo che noi lo vogliamo al Viminale”. La questione si fa religiosa. Il beato, sempre alla Camera, per omaggiare Federmerci, ai fedeli che gli chiedono un segno della beatitudine risponde solo, ascoltate quanto è beato, che il viaggio di Meloni è “delicato” e che Giorgetti tutte le volte che lui chiede un po’ di carità, contributi, “mi manda un messaggio per sapere dove trova le coperture”. Giorgetti è peggio di Matteo, l’esattore. Gli apostoli che hanno il privilegio di ascoltare il verbo del beato Salvini spiegano che a Venezia c’è un serio problema: “Zaia sta lasciando intendere che può staccarsi, che può fare un movimento regionale, un soggetto suo, veneto. Ma la vera tentazione è un’altra. Fare il ministro e non smentisce che possa fare un giorno il ministro dell’Interno”. Quando si vuole ferire un beato come Salvini basta sussurrare: “Ma sai che Meloni vedrebbe bene Zaia all’Interno?”. Salvini trattiene il dolore e lascia correre anche perché il new Zaia, come raccontato dal Foglio, è Max Romeo, Max champagnino, segretario della Lega lombarda. I leghisti lombardi hanno compreso che è kaputt, che la Lombardia se la prenderà ‘Gnazio La Russa e FdI. A tal proposito fermiamo Igor Iezzi, il visconte della Lega brianzola, che ci dice: “La Lombardia sarà una gatta da pelare. Sarà un bel dossier del nuovo segretario lombardo”. Sottolinea “nuovo”. Romeo, che fai? La Lega quanto vale adesso in Lombardia? Voci da Forza Italia: “Se corriamo da soli, con FdI, senza la Lega, vinciamo uguale, diverso è il Veneto, dove Zaia vale quasi il 40 per cento”. Il beato si astiene da queste piccolezze (si occupa però di quelle Rai, tanto da fare saltare, ieri, la nomina della veltroniana Silvia Calandrelli a presidente di Rai Pubblicità. Ufficialmente è stata rimandata per problemi di documenti. Sì, come no...; l’ad Rai Rossi è sicuro che la nomina verrà ratificata dall’azionista, dal Mef?). Il beato ha anche a cuore l’evangelizzazione del territorio. Potrebbe presto sostituire il responsabile Enti Locali Lega, Stefano Locatelli, e nominare il deputato umbro, Riccardo Marchetti, uno del cast Poveri ma Belli e Salviniani (è grande amico del vicesegretario Andrea Crippa, il Renato Salvatori della Lega). Tutta questa parabola per dire che Salvini ha fatto fioretto. Da Piantedosi a Calandrelli, dal Viminale a Rai Pubblicità, Salvini è nella fase cardinal Ravasi. L’ad Rai Rossi ne approfitti e gli consegni la striscia radio di interreligiosità: Ascolta, si fa sera.
Carmelo Caruso