
Il caso
Meloni pigliatutto: dopo Trump abbraccia Musk, riceve Vance e telefona a Ursula. Per Salvini nessuno spazio
La premier accentra il dossier americano anche dal punto di vista politico-identitario. La visita del presidente americano resta sospesa, così come i dubbi americani sull'Ucraina. Tuttavia la leader si gode il successo all'interno del centrodestra
Giorgia Meloni versione regina di cuori, anzi asso pigliatutto. Con la nota ansia da prestazione nel curare i dettagli e coprire tutti gli spazi politici, Giorgia Meloni in meno di 24 ore ha messo insieme: l’incontro con Donald Trump alla Casa Bianca, il saluto all’“amico” (ritrovato?) Elon Musk reso pubblico con un breve video su Instagram, il pranzo a Palazzo Chigi con J. D. Vance e al termine, al posto dell’ammazzacaffè, una telefonata con la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, definita “positiva” da fonti di Bruxelles. Perché il bilaterale a Washington avrebbe rispettato, secondo quanto fa trapelare la leader tedesca, gli accordi della vigilia. A Meloni per chiudere queste giornate di passione, che reputa molto soddisfacenti, manca solo la telefonata con il capo dello stato: per gli auguri di Pasqua, di pronta ripresa e per aggiornarlo sull’America. Questione di ore.
Dal punto di vista della copertura mediatica di se stessa e per estensione dell’Italia, la premier potrà brindare, ora che è terminato il fioretto per la quaresima, a un successo da rivendersi soprattutto sugli scaffali del mercato politico interno, vista la campagna di propaganda e comunicazione di Fratelli d’Italia, soprattutto contro le opposizioni, rimaste – salvo eccezioni – attonite e forse non centratissime. Le lodi sperticate di Trump in mondovisione riducono, giocoforza, Matteo Salvini a un ruolo di comprimario. Così come il saluto affettuoso a margine della missione alla Casa Bianca con Musk, che negli ultimi tempi sembrava – almeno per bocca del suo portavoce italiano Andrea Stroppa – un po’ freddo con il governo, sponda FdI, per via del dossier Starlink su cui l’Italia non ha ancora preso una posizione. Invece il bacio e l’abbraccio al Doge, ospite d’onore a sorpresa del congresso della Lega, è un fatto politico importante. Che scaccia cattivi pensieri e dietrologie. Così come questa parte delle dichiarazioni congiunte Trump-Meloni rese note ieri “sulla necessità di proteggere le infrastrutture e tecnologie critiche e sensibili delle nostre nazioni”. Per questo motivo “ci impegniamo a utilizzare solo fornitori di fiducia per queste reti: non c’è fiducia più alta della nostra alleanza strategica, ed è per questo che non ci può essere alcuna discriminazione quando si tratta di fornitori statunitensi e italiani”. Un riferimento che a molti è sembrata un’apertura alle società che si occupano di cybersicurezza, ma anche di spazio, come appunto il sistema Starlink della SpaceX di Musk. E così, nel suo ruolo di presidente del Consiglio, Meloni ieri ha ricevuto a Palazzo Chigi, per una colazione di lavoro con i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, il vicepresidente Vance, incontrato nemmeno 24 ore prima con Trump. Il menu della giornata squadernato da Vittorio Amato dell’Adnkronos (antipasto di dadolata di ricciola ombrina e mazzancolle al profumo di agrumi, rigatoncini con gallinella di mare e ricciola, involtini di branzino con carciofi croccanti e sformatino di patate, coppa di fragoline con gelato alla vaniglia, vini made in Italy come Sauvignon, Verdicchio e Dindarello) ha lasciato poco spazio a Salvini. Il capo della Lega alla fine non è riuscito ad avere un bilaterale con Vance (alle 20 di ieri sera aveva pubblicato sui social la foto insieme a Palazzo Chigi, tagliando Meloni e Tajani). Tra una portata e l’altra, il ministro degli Esteri ha avuto modo di parlare con il vice di Trump dei colloqui America- Iran che iniziano oggi a Roma, ma anche dell’India, dov’è stato da poco il capo della Farnesina e prossima meta, lunedì, di Vance (l’Amministrazione Trump punta molto sul corridoio Imec, e pure l’Italia:Tajani la chiama la Via del cotone). Il ministro degli Esteri ha regalato al vicepresidente americano una confezione di mozzarelle di Fondi, e il clima dell’incontro, in generale, viene descritto da Palazzo Chigi sulla scia della “chimica” scoppiata alla Casa Bianca, massima intesa su macro temi identitari di destra. Oltre ai dazi e alla guerra in Ucraina, fonti americane riferiscono che c’è stato tempo anche per parlare di religione. Sui dazi Vance ha parlato di “dialogo” con l’Europa, ma è stato abbastanza netto su Kyiv, tanto da evocare “una resa dei conti” davanti a un possibile stallo delle trattative fra Putin e Zelensky, con conseguente passo indietro dell’America in mancanza di una svolta. Una situazione così delicata che alla fine ha fatto saltare le dichiarazioni congiunte alla stampa al termine del pranzo, vagheggiate in un primo momento. Nella nota ufficiale di Palazzo Chigi si è comunque rimarcata la ricerca di “una pace giusta e duratura”. Il resto sono complimenti reciproci (“Giorgia è fantastica”, ha ribadito ieri su Truth il presidente Trump). Resta invece in territori ancora inesplorati la data della visita a Roma del capo della Casa Bianca, magari al cospetto dei leader europei. C’è chi la sogna prima della fine della sospensione dei dazi all’inizio dell’estate e chi, con realismo, la colloca più in là. Chissà.
Simone Canettieri