
Il Pd di fronte al viaggio Meloni-Trump. Bene Meloni sull'Ucraina, dice Guerini
Il day after della missione. "Non mi pare abbia avuto finora grandi risultati", dice Schlein. Le opinioni di Alfieri, Sensi, Quartapelle
“Di certo c’è stato un effetto comunicativo e ho apprezzato che la presidente del Consiglio abbia tenuto il punto con chiarezza sul sostegno all’Ucraina e sulle responsabilità putiniane”, dice l’ex ministro dem della Difesa Lorenzo Guerini, all’indomani dell’incontro tra la premier Giorgia Meloni e il presidente americano Donald Trump. Un day after che, visto dal Pd, prende, da un lato, la forma drastica del “non mi pare abbia avuto finora grandi risultati”, pronunciato dalla segretaria dem Elly Schlein al Sole24ore, e dall’altra la forma riflessiva della minoranza interna. L’incontro tra Meloni e Trump, continua Guerini, è stato “un normale incontro bilaterale, nonostante qualcuno stia provando a raccontarlo quasi come il viaggio di Alcide De Gasperi negli Usa nel 1947. E ci sono molti punti interrogativi sulla sostanza. Sui dazi e sullo stato complicato dei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico siamo ancora in una fase interlocutoria – che potrà essere superata solo in un reale decollo del confronto tra Ue e Stati Uniti, non negli incontri bilaterali”. Si è parlato di investimenti italiani. “Mi auguro non siano delocalizzazioni di produzione o spostamento di investimenti delle imprese dall’Italia. Anche nell’annunciato accordo sul gas non vedo gli aspetti positivi per l’Italia, anzi lo pagheremo di più di quanto lo paghiamo oggi da altri paesi. Aggiungo che, mentre Meloni era a Washington, a Parigi si incontravano Gran Bretagna, Francia e Germania (nel formato E3) e Stati Uniti per discutere di Ucraina. Un formato che, anche grazie all’azione dei governi italiani precedenti, era stato accantonato”. Ma ha fatto bene Meloni a volare da Trump? “Il tentativo è comprensibile”, dice il senatore e responsabile Pnrr e Riforme del Pd Alessandro Alfieri, “ma non ci sono scorciatoie nazionali: continuo a pensare che questo tipo di incontri vada fatto sotto le insegne europee. E se è vero Meloni, dopo aver visto Trump, ha chiamato subito Ursula Von der Leyen, mi preoccupa che l’Italia non sieda più, come ai tempi del governo Draghi, ai tavoli dei negoziati sulla guerra in corso”. C’è anche chi, nel Pd, come il deputato Piero De Luca, boccia del tutto la missione: “Meloni è ormai una tour operator che fa un viaggio completamente inutile e addirittura dannoso, strappando però in cambio un impegno di Trump a far visita all’Italia prossimamente, dopo il suo vice Vance” in “gita di Pasqua”. In area riformista, il senatore dem Filippo Sensi trova “assurdo il fatto che, per una decina di giorni, il dibattito politico italiano si sia concentrato su una visita, importante per carità, ma che, in generale, dovrebbe essere la routine di un governo. Capisco il momento, capisco la rovinosa novità di Trump, ma davvero too much”. E sui dazi? “Sui dazi Meloni niente poteva portare a casa e niente ha portato a casa”. Sull’Ucraina la premier è rimasta ferma sulle sue posizioni. “Ritengo importante che, in una coalizione con la Lega filorussa”, dice Sensi, “la premier mantenga un — seppur affievolito — impegno per l’Ucraina e la difesa del suo territorio. Purtroppo mi pare che – se si era prefissa un qualche obiettivo – Trump e l’amministrazione americana non l’abbiano granché ascoltata. All’indomani della visita, la Russia ha fatto sapere che il rapporto con gli Stati Uniti si è complicato e Marco Rubio ha mostrato impazienza, ribadendo che quella ucraina non è la ‘loro’ guerra. Ma siccome crescono, purtroppo, in Italia, indifferenza, vigliaccheria, ostilità – a destra come a sinistra – verso quello che è il crinale fondamentale per l’Europa dei prossimi anni, e cioè la difesa della nostra democrazia e libertà di fronte alla minaccia russa, è importante che il governo mantenga gli impegni presi e il raccordo con gli altri paesi europei a sostegno dell’Ucraina”. Meloni “ha, sì, tenuto il punto” sull’Ucraina, dice la deputata dem Lia Quartapelle, “ma non ha smosso Trump. Mi è sembrata una visita riuscita sul piano della comunicazione interna: la premier ha ricevuto tanti complimenti. Per il resto, molto poco o nulla”.