
L'intervista
Parla Casini: "Meloni da Trump con decoro. Brava, anche a fuggire subito. Schlein fa finta di non capire"
"Raggiunto lo scopo e dunque ha fatto bene all'Italia, sull'Ucraina ha detto il minimo ma con Trump era il massimo. Le critiche? Segno di una politica prevedibile, noiosa". Intervista all'ex presidente della Camera
Pier Ferdinando Casini magistralis. Una lectio. Presidente, Giorgia Meloni da Donald Trump? “Ha tenuto il punto sull’Ucraina, ha salvato il decoro, dimostrato di avere un rapporto con Trump. Sulle spese militari ha fatto il minimo ma in quello studio era il massimo”. Meloni ha vinto o Meloni ha perso? Il risultato? “Ha dimostrato che vuole il dialogo tra America ed Europa, non ha cercato via di fughe nazionali. Chi lo pensava possibile era un ingenuo. Il suo scopo lo ha raggiunto e considerato che l’incontro è andato bene per lei, è andato bene anche per noi”. Le opposizioni che la criticano, sbagliano o mentono? “E’ un gioco scontato. La maggioranza critica l’opposizione, l’opposizione critica la maggioranza. Mi verrebbe da dire è la politica bellezza, ma la politica alta, quella nobile, è un’altra cosa e dovrebbe mettere a riparo la politica estera”.
Casini, ex presidente della Camera, senatore indipendente del Pd, l’incontro Meloni-Trump è stato un successo o solo un eccesso di abbracci, promesse e cortesie? “La politica ha delle regole non scritte, dall’epoca del senato romano, che sono sempre valide”. E’ valido dire che Meloni torna da vincente? “Rispondiamo alla domanda: qual era lo scopo dell’incontro in una fase di turbolenza? Ebbene, lo scopo era limitare i danni e Meloni il risultato lo ha raggiunto senza particolari danni. Prima si è fatta ricevere, prima è andata via, e io aggiungo: bene ha fatto a scappare il prima possibile”. Il viaggio serviva a raccogliere le lodi del presidente americano, a farsi definire “great Giorgia”? “C’è qualcosa di freudiano nell’incontro. Quando Trump la elogia, Meloni dice ai giornalisti ‘l’incontro può finire qui’… Chi pensava che Meloni dovesse trattare qualcosa per l’Italia non conosce nulla del mondo e dovrebbe andare a un corso accelerato di politica”. Acceleriamo il film? “Risultati rilevanti non ce ne sono stati ma risultati non potevamo aspettarceli, non potevano arrivare”. Si dice che Meloni ha difeso l’Europa, l’Occidente, le diamo voto nove? “Doveva fare un pellegrinaggio in America, dimostrare lo status. Lo ha fatto. Meloni non è stupida”. Ripetiamo: è da stupidi criticare il suo viaggio? Il Pd che la critica non rischia di passare per un partito tonto? “Dopo una vita faccio fatica a capire me stesso, figuriamoci il Pd”. Vuole evitare la domanda? “Non la evito. La politica è ormai prevedibile e noiosa. Si critica a prescindere. Criticare il premier è un gioco come è un gioco caricaturizzare la segretaria del Pd, Elly Schlein, come se non capisse cose che capisce benissimo e fa finta di non capire. Le caricature contro di lei sono profondamente ingiuste”. Sulle spese militari si può sostenere che abbiamo firmato un impegno con Trump? Chi lo farà sapere al ministro dell’Economia, Giorgetti? “In fondo Meloni ha detto cose scontate. Ha promesso che arriveremo al due per cento delle spese militari e per il futuro ha dichiarato ‘vedremo’. Non si è impegnata”. Scrivono i giornali stranieri, lo scrive il Nyt, che “Meloni è tra i pochi leader che piacciono a Trump”. Presidente Casini, è un miracolo di Meloni o era il giorno buono di Trump? “C’è una componente fortunata nell’incontro. Meloni ha avuto la fortuna di incontrare Trump in un momento in cui era necessario, anche per lui, mandare messaggi distensivi”. Sta dicendo che Meloni ha fatto bene a Trump più di quanto lui abbia fatto bene a lei? “Neppure Trump poteva tirare la corda. Cosa sarebbe accaduto se l’incontro con Meloni fosse andato male? Trump avrebbe dimostrato la sua incapacità nell’interlocuzione anche con persone ideologicamente più vicine. L’incontro è stato utile a Trump”. Sull’Ucraina, Meloni è stata abbastanza “great”? “Ha detto il minimo per salvare la coscienza, ma il massimo che poteva al desk della Casa bianca. E’ stata una Meloni minimalista, ma non poteva fare di più”. Caro Casini, cosa ne pensa del rapporto Europa-Cina? “E’ molto semplice. Chi pensa che per ritorsione a Trump sia utile buttarci nelle braccia cinesi è un imbecille patentato”. Restiamo americani malgrado tutto, malgrado gli insulti, i dazi, le accuse di essere “parassiti”? “Nonostante il solco creato da questo presidente il rapporto tra Europa e America, Italia e America, va avanti da cento anni. Non si può annullare solamente perché un presidente è ostile. Sarebbe pericoloso e stupido, ma la stupidità, in politica, è il peggiore dei pericoli”. Bisogna rompere qualsiasi rapporto con la Cina per ricevere ancora le carezze americane? “Non bisogna trasformarsi nella quinta colonna degli americani, andando oltre la rottura della Via della seta. Non dobbiamo avere nessuna tentazione ritorsiva né verso l’America ma neppure verso la Cina”. Confindustria, e lo ha detto al Foglio, spinge per guardare a oriente. Se Trump continuerà a minacciare dazi non sarà inevitabile fare i Marco Polo, mettersi in viaggio verso Pechino? “Se fossi Trump mi preoccuperei. Il sistema produttivo europeo inevitabilmente aprirà a mercati come Indonesia, India, Mercosur a causa dell’inaffidabilità mostrata dagli americani. L’Italia ha sottoscritto con la Cina un accordo commerciale da rispettare, nello stesso tempo attenzione al surplus commerciale cinese che potrebbe riversarsi sul mercato italiano: nessuna vendetta”. Il decoro, la politica estera messa a riparo... E’ questa la bellezza della politica? “La bellezza di quella alta”.