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l'editoriale del direttore

Sobrietà a chi? Perché il 25 aprile sarà un test sugli antifascisti di professione

Claudio Cerasa

Ucraina, patriottismo, Europa, putinismo, Israele. La festa della Liberazione è un giorno importante soprattutto per tutti coloro che armeggiano con l’antifascismo senza combattere i veri fascismi del presente 

Sobrietà, dunque, ma in che senso? Siamo a poche ore dal nostro meraviglioso 25 aprile, dalla nostra fantastica festa della Liberazione, dalla grande giornata in cui si ricordano gli attimi favolosi in cui l’Italia venne finalmente liberata dal nazifascismo. Il 25 aprile però, da tempo, non è soltanto un giorno di festa per tutti, almeno così dovrebbe essere, e da questo punto di vista, sobriamente, possiamo dire che festeggiare il 25 aprile in modo compatibile con il lutto nazionale è un atto alla portata del paese. Ma il 25 aprile, oggi, verrebbe da dire, è un giorno importante, soprattutto per gli antifascisti di professione, soprattutto per tutti coloro che armeggiano con l’antifascismo a sinistra, soprattutto per tutti coloro che cercano di affilare le proprie lame per provare a sfidare il proprio avversario di turno cercando disperatamente di dimostrare che i nemici, in fondo, le destre, non sono altro che degli orrendi eredi del fascismo. E dunque, ogni anno è così, e anche quest’anno, seppure in modo più sobrio, lo spartito sarà lo stesso. Guardate, si dirà, come sono ambigui i nostri avversari, che vogliono persino rendere fascisticamente più sobrio il nostro 25 aprile. Guardate, si aggiungerà, come è in difficoltà la destra con il 25 aprile. Guardate, si affermerà, quante cose non riescono a dire, a destra. Guardate, si proseguirà, quanti busti hanno nel proprio soggiorno, i vecchi camerati. Guardate, si concluderà, quante cose oscene hanno detto nel passato, guardate da dove vengono, guardate con chi si accompagnano, guardate quanto poco riescono a essere antifascisti. In definitiva: guardatela bene, compagni, guardatela bene questa destra, e questa premier, e diteci voi se, sobriamente, non possiamo non definirli ancora un po’ fascisti. Ora, la questione, ovviamente, non è ragionare sul punto che anche in questo 25 aprile verrà sollevato, ovverosia se Meloni abbia fatto tutto quello che doveva fare per dirsi antifascista.

La risposta preventiva a questa polemica è che Meloni ha fatto quello che doveva fare per non essere considerata ambigua su questo terreno. Agosto 2022: “La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le infami leggi antiebraiche”. Ottobre 2022: “Le leggi razziali del 1938 rappresentano il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre”. Gennaio 2024: “Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti, e insieme a essi è crollato anche quel muro che impediva di vedere chiaramente l’abominio del piano nazista di persecuzione e di sterminio del popolo ebraico. Un piano, quello condotto dal regime hitleriano, che in Italia trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni”. Luglio 2024: “Non c’è spazio in Fratelli d’Italia per razzismo o antisemitismo, né per chi è nostalgico dei regimi totalitari del XX secolo o per qualsiasi manifestazione di folklore sciocco”. L’antifascismo di Meloni non è dunque in discussione, lo è stato in passato, lo è certamente per qualche suo compagno di partito, non lo è per lei. 

E quello che in verità meriterebbe di essere messo in discussione, in luce e sotto esame, in questo 25 aprile, è un altro genere di antifascismo, un altro genere di test, che questa volta non riguarda la destra, potenzialmente fascista, ma riguarda, con sobrietà, proprio la sinistra teoricamente antifascista. C’è un antifascismo importante che riguarda il passato, che riguarda la storia, e c’è poi un altro antifascismo ancora più importante che riguarda il presente, e che non riguarda la velocità con cui la classe politica italiana mostra prontezza nel condannare i quattro deficienti che una volta all’anno si ritrovano ad Acca Larentia a eseguire i saluti romani. Ma riguarda la capacità con cui la classe politica italiana riesce a riconoscere, con forza, i fascismi del presente. E allora le domande sono sobriamente evidenti. Quanti antifascisti sono in grado oggi di dire che i partigiani dei nostri giorni sono i patrioti ucraini? Quanti antifascisti sono in grado di dire oggi che per difendere la propria patria dall’invasore fascista bisogna aiutare gli aggrediti a proteggersi dagli aggressori anche con le armi? Quanti antifascisti sono in grado di dire che per difendere la pace, di fronte ai fascisti del presente, occorre combattere per una pace giusta e non per una pace purchessia? Quanti antifascisti sono in grado di dire che la fine del regime di Hamas è l’unica vera premessa per il cessate il fuoco e la pace in medio oriente? Quanti antifascisti sono in grado di dire oggi che equiparare il terrorismo di Hamas alla guerra portata avanti da Israele è un’oscenità della storia oltre che un insulto alla realtà? Quanti antifascisti oggi sono in grado di dire che per difendere l’Europa antifascista dalle minacce dei fascisti del presente non basta essere contro Trump ma occorre essere anche a favore della difesa dell’Europa non a chiacchiere ma anche con la forza? Ucraina, patriottismo, Europa, putinismo, Israele. Il vero test sull’antifascismo oggi, nel prossimo 25 aprile, non è per tutti coloro che gli antifascisti di professione considerano come nemici giurati, in politica. Il vero testo sull’antifascismo che conta, oggi, è tra gli antifascisti di professione, abilissimi a riconoscere i fascismi del passato, incapaci di combattere i fascismi del presente. Buon 25 aprile a tutti, con sobrietà.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.