(foto d'archivio LaPresse)

Il colloquio

Soliani (Anpi): “Il riarmo non è uno scandalo. Difendere la Brigata ebraica”

Luca Roberto

La vicepresidente dell'Associazione partigiani e presidente dell'Istituto Cervi: "Facciamo sempre più fatica a riconoscere e sostenere le resistenze che ci sono in giro per il mondo. L'invito alla sobrietà del governo? Parole improprie"

Dice che il riarmo “non è uno scandalo. Ma l’importante è costruire tutto quello che si muove attorno, a livello europeo, a partire da una politica estera comune”. E lancia un monito: “Facciamo sempre più fatica a riconoscere e sostenere le resistenze che ci sono nel mondo, a partire da quella ucraina, quella in Myanmar”. Da presidente dell’Istituto Cervi e vicepresidente dell’Anpi, Albertina Soliani è tra le voci più titolate a ragionare sul 25 aprile. L’abbiamo cercata perché su questo giornale, ieri, abbiamo raccontato le minacce pro Pal nei confronti dei componenti della Brigata ebraica, descritti non come eroi ma come “assassini”. “Un cortocircuito intellettuale e mentale preoccupante, che non legge la storia per quella che è stata e non risponde a verità”, analizza Soliani, ex parlamentare anche tra le file del Pd e proveniente dalla Margherita. “La Resistenza e la Liberazione sono state di valore universale, non puoi avere una visione riduttiva. La Brigata ebraica era un modo di pensare proiettato al futuro. Ed è a pieno titolo parte della storia della Resistenza italiana”.

 

Quest’anno le celebrazioni per il 25 aprile cadono all’interno dei cinque giorni di lutto proclamati dal governo dopo la morte di Papa Francesco. Tanto da indurre alcuni, come il ministro Musumeci, a chiedere “sobrietà” nei festeggiamenti. “Non mi stupisce, perché ogni maggioranza ha il suo stile”, dice Soliani. “Credo siano parole improprie perché non ce n’era bisogno. Veicolano l’’idea di una festa della Liberazione come festa eccessiva. Ma non è così. Noi per dire, a Casa Cervi, ci raccoglieremo in un momento di silenzio anche per dare seguito all’eredità politica del Papa. Questo 25 aprile sarà un po’ nello spirito della Resurrezione che abbiamo appena vissuto. Ed è come se la sua morte abbia spanso ancor più luce in questi giorni per noi così significativi”.

 

All’epoca dell’invasione russa in Ucraina, Soliani usò parole molto dure nei confronti del presidente Anpi Pagliarulo, che aveva minimizzato stragi come quella di Bucha. Chiese, addirittura, un cambio di rotta. “E credo che ci sia stato”, spiega oggi. “Perché l’Anpi ha scelto senza paura di seguire l’Europa”. Come detto, però, mentre il presidente ha rinnegato il piano di riarmo europeo, Soliani ha un approccio molto più pragmatico. “La parola riarmo non deve spaventare. Ma è ovvio che bisogna arrivare a una difesa europea costruendo tutto quello che c’è attorno, a partire dalla politica estera. E sapendo che adesso la difesa si articola sui singoli eserciti nazionali, ma un domani potrebbe articolarsi in altro modo, magari con un esercito europeo. Credo che la bussola europea, a ogni modo, dovrebbe essere sempre la pace. Sapendo che la nostra priorità non è offendere ma essere in grado di difenderci, di portare avanti operazioni di peacekeeping”. A ogni modo la difesa di un popolo aggredito come quello ucraino deve restare un punto fermo dell’azione di un associazione come l’Anpi, che difende il valore della Resistenza. “Quando si stentava a riconoscere l’importanza della difesa dell’Ucraina ho detto come la pensavo. Ecco, secondo me oggi non si riconosce il valore e il significato di alcune resistenze in giro per il mondo, certo quella ucraina ma anche quella in Myanmar, un paese che conosco molto bene e che lotta contro una giunta militare”, dice ancora la vicepresidente Soliani. “Il tema delle armi è importante, ma credo che si sia un po’ fiaccato il morale di chi sostiene queste lotte. Mi auguro che il 25 aprile di quest’anno possa aprire un nuovo ciclo”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.