
Il colloquio
Il rosario di Castagnetti: "Schlein non basta per vincere le elezioni. Dazi e mercati possono battere Meloni"
Il segretario dell'ex Partito popolare, amico di Mattarella, dice che "la sinistra al momento non può vincere le elezioni", che serve una costola di centro e che tra un anno può verificarsi "l'imponderabile"
Presidente Mattarella, lei che toglie la collera da Pierluigi Castagnetti, abbia pietà di noi, lei che siede alla sinistra di Pierluigi gli rivolga la nostra supplica. Elly Schlein? “Non basta. Non mi sembra che possa attrarre altri giovani. Ha spremuto tutto quello che si poteva spremere a sinistra”. Il nuovo partito dei cattolici? “Non esiste, ma servirebbe. Occorre una costola di centro”. La sinistra può vincere le prossime elezioni? “Se le vince è per demerito della destra, al momento non le può vincere”. Giorgia Meloni è imbattibile? “C’è sempre l’imponderabile”. Lo spirito santo? “Purtroppo non si occupa della politica”. Ma uno spruzzo? “Ci sono i mercati, c’è l’America, si potranno vedere gli effetti dei dazi sull’Italia e allora, forse …”. Incontriamo alla Camera il “camerlengo” Castagnetti, il caro amico del presidente Mattarella, sempre laudato si’, l’esponente popolare che non ha risposto al nostro messaggio-preghiera. Chiedevamo regolare confessione-intervista, una di quelle pensate, quelle che piacciono ai democristiani, ma purtroppo l’acqua è rimasta acqua, il messaggio è rimasto messaggio. Lui: “E’ vero. Ho fatto l’indiano metropolitano”. Ma la carne è carne, l’occasione fa il giornalista ladro, e peccatore, insomma: un rosario con Castagnetti.
Il rosario ha cinquanta grani e Castagnetti 80 anni, una vita a evangelizzare con la Dc, da Reggio Emilia alla Betania, sempre insieme a Laudato Mattarella. Il camerlengo è stato ultimo segretario del Partito Popolare italiano (ha battuto perfino Dario Franceschini, chiamato Dario il Grande) vicepresidente della Camera e ha fondato anche la Margherita. E’ un prato di onori. Solo per precisare che si rischia di finire sacrificati al posto dell’agnello. Il camerlengo si ferma. Ci saluta, si scusa. Lo tentiamo: “Ma quali scuse! Adesso però due chiacchiere”. Castagnetti acconsente. Alla sua richiesta di non riportare nulla, si tace, dunque non si può dire di non aver santificato la parola data. Prima domanda al camerlengo. Bergoglio, che Papa è stato? “Senza dubbio un Papa che non abbiamo ancora compreso ma che ha cambiato la Chiesa in maniera irreversibile e dico irreversibile. La Chiesa non sarà mai più uguale”. Passa il ministro della Difesa, Guido Crosetto, giovane democristiano che si è fatto parà in FdI, e Castagnetti lo stringe, lo abbraccia, gli dice: “Guido, sei il nostro difensore”. Passiamo all’attacco. Camerlengo, cosa resta alla sinistra? Hanno perso Papa Francesco, nel mondo non c’è un socialista che fa sognare. Risposta: “C’è una crisi. E’ innegabile. Basti pensare che quando è stato firmato il trattato di Nizza, il trattato che ha allargato l’Unione c’erano ben 12 premier socialisti su 15. La sinistra ha avuto Clinton, Blair, Obama, ora è rimasto lo spagnolo Sánchez, ma l’ultimo grande capo è stato solo uno”. Chi, caro camerlengo? “Mitterrand”. Non c’è salvezza? “Quella c’è sempre. Ma bisogna andare oltre lo schema marxista, avere un nuovo pensiero, elaborarlo, provarci”. Parliamo di Pd. Ma perché voi cattolici del Pd siete sempre tiepidi, non riuscite mai a dire qualcosa di protestante? Vi siete consegnati a Schlein? Il camerlengo ci spiega che “Schlein ha avuto il merito di risollevare il partito, ma non va oltre”. Dicono che abbia presa sui giovani, è vera questa parabola? “Io credo che ci voglia una proposta affascinante, ma, con rispetto, non la vedo, neppure da parte del suo Pd. I giovani non votano, non si sono avvicinati al partito. Mi ha colpito quello che ha detto il cardinal Ravasi. Ha detto che quando alza la testa in chiesa osserva solo capelli bianchi. Vale anche per la politica, a sinistra. Se alzassimo la testa troveremmo solo capelli bianchi”. La alziamo e vediamo Schlein incedere lungo il Transatlantico (dopo il nostro rosario saluterà amabilmente il camerlengo). Domandiamo se Schlein abbia ancora margini di crescita, elettorale, se funziona parlare dei temi woke, e il camerlengo risponde: “Mi sembra che il wokismo si sia esaurito. C’è un problema di deperimento della democrazia, si dovrebbe parlare di questo. E invece il Pd mi sembra fermo ai temi dei diritti civili”. Lo sa cosa si dice? Si dice che Meloni farà altri cinque anni di governo e che si sceglierà il prossimo presidente della repubblica, dopo Laudato si’, Mattarella. A proposito, come sta il presidente? “Sta benissimo, è una forza”. Dicevamo di Meloni. Il suo viaggio in America da Trump, come è andato? “Ha ottenuto quello che voleva, un riconoscimento agli occhi degli italiani”. Suggeriamo al camerlengo che c’è aria di rassegnazione, lui: “A oggi la destra non si può battere ma bisogna prepararsi. Molto dipende dalla legge elettorale, che nessun segretario vuole cambiare. E perché non si vuole cambiare? Perché consegna il potere ai leader. Io credo che Meloni abbia un progetto. Potrebbe superare la logica dei poli. Inventarsi qualcosa prima delle prossime elezioni. Se si votasse adesso vincerebbe nuovamente la destra, ma tra un anno…”. Ci indichi la via del Signore. Seriamente, camerlengo, cosa può verificarsi? “I mercati e l’America sono i soli che possono mettere in subbuglio la destra. Noi non stiamo ancora vedendo gli effetti dei dazi, ma presto quegli effetti potrebbero manifestarsi, incidere sulle condizioni degli italiani e gli italiani potrebbero cercare l’alternativa”. Sono passati quindici minuti, il tempo di un rosario breve. Il camerlengo saluta garantendoci che presto parlerà dal monte, in una regolare intervista, ma chi ha letto i Vangeli sa che la pietra (e la parola) scartata può diventare articolo angolare.
Presidente Mattarella, è vero: abbiamo un po’ peccato, in pensieri, parole e Castagnetti, ma digli soltanto una parola e lui non spedirà la letterina. Amen.


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