
Ansa
l'editoriale del direttore
Mebiobanca, Generali e le coordinate necessarie dei capitali coraggiosi
Capitali coraggiosi o rendite immobili? Il risiko delle banche e qualche coordinata sul futuro della vitalissima finanza italiana
Il punto in fondo, quando si parla di risiko, quando si parla di banche, quando si parla di aggregazioni, quando si parla di fusioni e quando si parla di offerte pubbliche di scambio, è sempre quello. E’ sempre lo stesso principio. E’ sempre lo stesso filo conduttore. Quando il mercato ribalta lo status quo, creando concorrenza, generando pressione, stimolando innovazione, contribuisce spesso a creare le condizioni per sbloccare situazioni altrimenti impantanate. E in questo senso, la vivacità che si registra ormai da mesi in Italia nel mondo delle banche e nel mondo delle assicurazioni non è solo il sintomo di una rivalità crescente tra vari contendenti, tra vari competitori. Ma è prima di tutto il sintomo di una improvvisa vitalità dell’universo finanziario italiano.
La notizia di ieri la conoscete. Mediobanca ha annunciato un’offerta pubblica di scambio (Ops) volontaria da 6,3 miliardi di euro per acquisire, da Assicurazioni Generali, il 100 per cento di Banca Generali, con l’obiettivo di rafforzare la posizione di Mediobanca nel settore del wealth management, con l’idea di creare un gruppo con 210 miliardi di euro di masse gestite. Mediobanca finanzierà l’acquisizione cedendo buona parte della sua famosa partecipazione del 13 per cento in Assicurazioni Generali, del valore di circa 6,5 miliardi di euro, e così facendo l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, suggerisce al mercato di essere pronto a portare a termine due operazioni. Da un lato, Nagel offre una possibile alternativa agli azionisti di Mediobanca rispetto all’offerta pubblica di scambio lanciata proprio su Mediobanca da Monte dei Paschi (ma nulla vieta ovviamente a Mps di andare avanti nella sua Ops. Molto dipenderà dal titolo di Mediobanca nelle prossime settimane: dovesse salire, in quel caso l’offerta di Mps potrebbe essere rivista). Dall’altro lato, rinunciando di fatto in prospettiva al ruolo di guida di Generali, Mediobanca offre ai tre gruppi che hanno chiesto anche all’ultima assemblea di Generali una discontinuità, il gruppo Caltagirone, il gruppo Delfin, Unicredit, l’opportunità di guidare Generali nel medio termine senza dover passare per il controllo di Piazzetta Cuccia. I dettagli dell’operazione di Mediobanca offrono molti spunti di riflessione, ed è naturale chiedersi se l’operazione spacchettamento, che può avere un senso per Mediobanca, possa avere senso anche per Generali, che perderebbe un segmento importante in un’area in crescita e ad alto margine come il wealth management (ieri il titolo di Generali ha perso un punto percentuale). Ma l’elemento interessante dell’offerta di Mediobanca su Banca Generali riguarda il contesto generale e lo schema di gioco da cui siamo partiti. La vivacità italiana nel mondo delle banche è sinonimo di vitalità. Il caso italiano è interessante perché questa vitalità è stata alimentata anche dalla politica (il Tesoro è azionista di Mps). E quando la competizione crea concorrenza il mercato alla fine riesce spesso a illuminare alcune incrostazioni latenti costringendo i manager e gli imprenditori a cercare soluzioni creative per offrire alternative agli investitori.
E’ andata così mesi fa quando lo stato ha provato a studiare insieme a Mps e ai suoi azionisti un’operazione per conquistare Banco Bpm e quell’iniziativa ha smosso le acque spingendo Unicredit a offrire un’alternativa all’opzione della banca di Siena. E’ andata così anche con Mediobanca, con l’operazione annunciata ieri su Banca Generali, e il fatto che ci sia qualcuno che ha provato a sfidare lo status quo di Mediobanca (Mps, e ovviamente gli azionisti forti di Mps e di Mediobanca, ovvero il gruppo Delfin e il gruppo Caltagirone) ha spinto il vertice di Piazzetta Cuccia a cercare un’operazione alternativa per provare a offrire una prospettiva diversa da quella di Mps (Nagel sostiene di voler fare questa mossa da cinque anni, ma difficilmente l’avrebbe fatta senza essere messo sotto attacco da Mps), dando ragione a chi suggeriva da tempo una necessaria e urgente discontinuità in Mediobanca. Certo, è ovvio. Considerare squisitamente di mercato un’operazione in cui Banca Generali verrebbe pagata incorporando quello che a tutt’oggi è il suo pacchetto di controllo è forse troppo, e diversi osservatori hanno giustamente evidenziato la reiterazione del gioco di scatole cinesi di Mediobanca con Generali. Ma la lezione resta comunque.
In finanza, il rischio dell’immobilismo è sempre più pericoloso di quello della concorrenza. Se Mediobanca non fosse stata sfidata apertamente, sarebbe rimasta a giocare con la sua piccola rendita di posizione. Se Bpm non fosse stata messa nel mirino da qualcuno, il tema della crescita industriale di Bpm sarebbe rimasto sulla carta, compreso il suo grande potenziale come perno del terzo polo bancario. Se Generali non fosse finita al centro di una contesa tra management attuale e management alternativo, difficilmente si sarebbe parlato delle opportunità di crescita che ha Generali rispetto al futuro (Generali, come è noto, ha un ROE, Return on Equity, un importante indice di redditività che misura quanto profitto riesce a generare un’azienda rispetto al capitale proprio investito dagli azionisti, ancora più basso rispetto ai grandi assicuratori europei, circa il 12 per cento contro il 14-15 per cento di Allianz o AXA, e la sfida sull’efficienza di Generali non può che far bene alle stesse Generali). Se l’azionista di Mps, ovvero il Mef, non avesse fatto qualche passo per promuovere la creazione di un Terzo polo, promettendo poi di diluirsi nello stesso, un pezzo del mondo della finanza italiana non avrebbe avuto l’occasione per ripensare ai propri modelli di business, per focalizzarsi sulle aree più redditizie del futuro e per creare poli ancora più competitivi. L’operazione di Mediobanca può fare bene a Mediobanca, probabilmente non farà il bene di Generali, ma resta comunque la spia di un fenomeno interessante che riguarda l’Italia. Quando la concorrenza smuove il mercato finanziario, si cercano soluzioni per crescere. Quando la politica aiuta a smuovere il mercato finanziario, non diventando un ostacolo come è stato per esempio per il caso delle prescrizioni sovietiche sul golden power applicate a Unicredit su Bpm, le soluzioni per crescere aumentano. Competizione uguale innovazione. Concorrenza uguale rinnovamento. Vivacità uguale vitalità. Il risiko bancario è difficile capire dove potrà finire, ci potrebbero essere ancora sorprese, ma quando l’Italia dei capitali coraggiosi prova a sfidare l’Italia delle rendite immobili qualche ragione per guardare con ottimismo al futuro forse ancora c’è.