L'Agenzia per la Cybersicurezza

Il “dolce” allontanamento di Del Deo dal Dis mette in agitazione il prefetto Frattasi

Gianluca De Rosa

Il prepensionamento dai servizi dell'ormai ex vicedirettore del Dis evidenzia un metodo. E adesso a guardarsi le spalle è il capo dell'Agenzia per la cybersicurezza

 Dopo le dimissione di Del Deo che succede? Cambierà qualcosaltro nell’organigramma apicale delle agenzie, degli enti e delle strutture che garantiscono la sicurezza nazionale? La domanda ha cominciato a circolare. Intanto una cosa è praticamente certa: sarà Mario Cinque, il vicecomandante generale dei Carabinieri che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano avrebbe voluto alla guida dell’Arma a pretendere il posto di Giuseppe Del Deo come vicedirettore del Dipartimento per l’informazione, il dipartimento della presidenza del Consiglio che coordina le  agenzie dei servizi segreti del nostro paese  (Aisi e Aise).


 A gennaio era stata Elisabetta Belloni, capo del Dis, ad andare via anticipatamente senza polemiche palesi, ma facendo con il suo gesto lo stesso un discreto rumore. Con l’addio di Del Deo si completa un rinnovamento al vertice dei servizi voluto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’intelligence, Alfredo Mantovano. Ancora più di quanto accaduto con Belloni il modo con il quale è stato allontanato l’ormai vicedirettore del Dis sembra delineare un metodo. E intanto c’è  chi si comincia a chiedere chi sarà il prossimo. Qualcuno parla già del prefetto Bruno Frattasi, l’uomo che guida l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale (Acn), nominato a marzo del 2023 al posto di Roberto Badaloni, che era stato scelto per quel ruolo dal governo di Mario Draghi, che l’agenzia l’aveva creata. Quel che è certo è che Del Deo è stato di fatto prepensionato a 51 anni, con un accordo con Palazzo Chigi. Come ha raccontato il Domani, inoltre, con un Dpcm di fine marzo in parte secretato sono state cambiate le regole per gli ex dirigenti apicali dei servizi che adesso possono chiedere sin da subito, attraverso un’istanza alla Presidenza del Consiglio (e quindi di fatto proprio a Mantovano), di poter lavorare per soggetti privati sia esteri che italiani. Qualcuno l’ha già ribattezzato il “comma Del Deo”. Questo perché, prima di questo decreto, per gli ex direttori e vicedirettori di Dis e agenzie di intelligence vigeva l’obbligo di astenersi da qualunque impiego privato per i tre anni successivi alla cessazione dell’incarico dentro ai servizi.  Una norma insomma per addolcire l’allontanamento di Del Deo. 


L’ex vicedirettori, si dice, ha pagato in particolare una vicenda: l’attenzionamento da parte dell’Aisi, di cui all’epoca era vicedirettore, di Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una vicenda avvenuta senza informare né la premier, né Mantovano. Dopo quel fatto  Del Deo, che era considerato uno dei favoriti per guidare l’Aisi alla fine del mandato di Mario Parente, è stato prima spostato  al Dis, e adesso ha definitivamente lasciato i servizi.

Ma come dicevamo tutto è stato fatto senza  apparente polemica. Con un accordo di fatto tra Del Deo e chi lo ha allontanato. E così c’è chi comincia a pensare a chi sarà il prossimo per il quale potrebbe essere usato questo metodo. C’è chi è convinto che sia proprio Frattasi. Ad aver messo  già nel mirino se non il ruolo del prefetto, almeno un pezzo delle competenze che oggi sono dell’agenzia che guida è il ministero della Difesa. Come raccontava pochi giorni fa su queste colonne Simone Canettieri, la commissione Difesa della Camera ha stilato una lunga relazione che spiega come l’Agenzia per la cybersicurezza, il ministero della Difesa, il Viminale e la Farnesina si dividano i compiti sulla difesa cibernetica senza un “un comando unificato durante le fasi critiche degli attacchi cibernetici con conseguenti ritardi nei meccanismi di risposta”. Per questa ragione la commissione, presieduta dal leghista Antonio Minardo, chiede che il ministero della Difesa “nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, si occupasse della difesa del dominio cibernetico nella sua interezza, analogamente a quanto attualmente avviene nei domini tradizionali, come quello terrestre, marittimo, aereo e spaziale”. Parte di queste critiche erano state confermate dal Crosetto nel corso di una lunga audizione durante la quale il ministro ha sottolineato come: “Per le sue caratteristiche, credo sia oramai chiaro a tutti che quello cyber, per sua stessa natura, non possa essere dominio segregato, né tantomeno gestito separatamente”.