Potessi trasferirmi a Lucca

Camillo Langone
Torno ora dalla città più conservatrice di Toscana e forse d’Italia

    Potessi trasferirmi a Lucca. Torno ora dalla città più conservatrice di Toscana e forse d’Italia, che molto saggiamente ha conservato il giro completo delle mura, un circuito di alberi, mattoni e prati tutto camminabile e pedalabile che ogni sindaco dovrebbe prendere come modello. Visto che i confini nazionali non vengono difesi, e che quelli regionali servono solo a delimitare le aree di influenza amministrativa dei ras politici locali, restano i confini comunali. “Come si mette ordine nel caos?” si è domandato Régis Debray. “Tracciando una linea. Separando un dentro da un fuori”. Nemmeno Lucca, sia chiaro, è perfetta: di notte le sue porte restano sciattamente aperte, e di giorno purtroppo non ci sono guardie a controllare i documenti e le facce di chi entra. Eppure basta ammirare i suoi baluardi per capire il significato della parola “deterrenza”. Solo col loro esistere, mura del genere consigliano a un Abdel Majid Touil di starsene alla larga. Che questo marocchino sia un terrorista o uno degli innumevoli invasori tranquilli che anziché attentare alla vita degli italiani si limitano ad attentare al loro portafoglio, succhiando servizi pubblici, conta relativamente. Non sto scrivendo una preghiera garantista: Touil è comunque colpevole di qualcosa, quantomeno di violazione di frontiera. Potessi trasferirmi dentro una città murata, dove simili ceffi non trovano cittadinanza.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).