De Luca al massimo è impresentabile per lessico
Vincenzo De Luca finalmente ha confessato. E’ colpevole e quindi impresentabile, invotabile, impedito a governare. Ha ammesso al Corriere di essere stato “condannato per un reato lessicale”, per avere incaricato un “project manager”. “Se avessi affidato lo stesso identico lavoro alla stessa identica persona chiamandola coordinatore non sarebbe successo niente”. E allora perché non lo hai chiamato coordinatore, ladro di italiano che non sei altro? L’aspirante alla presidenza della Regione Campania ha confessato ma ancora pretende attenuanti, siccome l’incarico al “project manager” sarebbe stato assegnato “senza danni alla cosa pubblica”. Questo è falso: l’italiano è precisamente cosa pubblica. “La lingua è parte della proprietà, dell’eredità, della patria dell’uomo” spiega Ernst Junger, e pertanto chi usa l’espressione “project manager”, come pure “jobs act” o “spending review”, deruba la comunità nazionale. Se poi consideriamo chi utilizza la nota parola americana di tre lettere, in luogo di “omosessuale” e sinonimi, si ricava che ladri di italiano e quindi impresentabili eccetera sono forse il 99 per cento dei candidati. Qualcuno mi chiede consigli su chi votare o non votare domenica. E’ facile, non c’è bisogno che sia reo confesso come De Luca, il candidato basta ascoltarlo o leggerlo: se è un ladro di italiano, e quindi impresentabile eccetera, nel giro di tre frasi o di tre tweet si tradirà.