L'inciviltà in Italia ha prevalso. Lo si vede nell'arte

Camillo Langone
Se è vero che, come dice Mattarella, “l’Italia è in prima linea nella lotta contro l’inciviltà”, allora è proprio finita, la prima linea è sguarnita, l’inciviltà ha già prevalso.

    Se è vero che, come dice Mattarella, “l’Italia è in prima linea nella lotta contro l’inciviltà”, allora è proprio finita, la prima linea è sguarnita, l’inciviltà ha già prevalso. Come spesso accade, l’arte spiega la realtà meglio di qualsiasi altra analisi. Quando poco originalmente ho proposto il cibo come tema del Premio Pio Alferano 2015, speravo, dormiglione come sono, in una mostra arcadica. E invece i quadri più interessanti della mostra di Castellabate sono terrificanti. Il sardo Nicola Caredda ha dipinto un’Italia ridotta a campo zingaro, discarica di vecchi frigoriferi e sedie di plastica. Il modenese Andrea Chiesi una tonnara dismessa: la deindustrializzazione su tela di lino. Il parmigiano Enrico Robusti una losca pizzeria dove gli italiani vendono l’anima ai diavoli pur di continuare a strafogarsi di marinare e margherite. Il vincitore Rocco Normanno una testa di bue morto nei toni tricolori del bianco, del rosso e del verde, virtuosa metafora dello stato presente d’Italia (“terra dei vitelli”, secondo il significato osco-umbro). Normanno è il Rembrandt della Finis Italiae e il povero bue dall’occhio atterrito, il bovino spellato e assediato dalle mosche della decomposizione, è il popolo italiano sopraffatto. Se il titolo del quadro è “Testa di bue” il sottotitolo sia: “Credeva nei discorsi dei presidenti della repubblica”.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).