Uccidere una verdesca è gesto umanitario

Camillo Langone
Vengano visitati questa notte dalle anime dei naufraghi mangiati vivi dalle verdesche, gli uomini che sulla spiaggia sarda di Porto Pollo hanno salvato uno di questi squali.

    Vengano visitati questa notte dalle anime dei naufraghi mangiati vivi dalle verdesche, gli uomini che sulla spiaggia sarda di Porto Pollo hanno salvato uno di questi squali. L’animale, un esemplare giovane quindi ancora di dimensioni modeste, si è avvicinato alla riva perché in difficoltà. Alcuni sconsiderati, anziché finirlo e cuocerlo sul posto come avrebbero fatto i loro avi, col rischio di lasciarci un dito gli hanno tolto l’amo che lo stava uccidendo e lo hanno rispedito al largo fra gli applausi di decine di decerebrati. La verdesca crescerà e sognerà di affilare i denti contro le tibie di qualche sub, di qualche surfista, di qualche disgraziato caduto in acqua magari d’inverno, magari di notte. Io per polemica sono andato alla pescheria Sapore di Mare e mi sono portato a casa un trancio di verdesca atlantica: l’ho cotta al forno, venti minuti a 180 gradi, e non sapeva di niente siccome gli squali sono balordi sia da vivi che da morti ma pazienza, l’importante è aver compiuto un’opera di bene, aver contribuito al controllo di una specie nociva. E poi la notte ho dormito benissimo perché nessun naufrago è venuto ad accusarmi di complicità con i suoi divoratori.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).