Charb in Paradiso con un calice di vino (senza bollicine)
L’autore satirico ucciso dai coranisti nell’assalto alla redazione di Charlie Hebdo, oltre che un critico della religione era anche un sagace critico enologico. Lo scopro leggendo “Ridete, per Dio”
Ignoravo che Charb, l’autore satirico ucciso dai coranisti nell’assalto alla redazione di Charlie Hebdo, oltre che un critico della religione fosse un sagace critico enologico. Lo scopro leggendo “Ridete, per Dio” (Piemme). Charb si avvide che gli champagnisti sono non meno ottusi dei coranisti, sebbene ovviamente molto meno pericolosi, e dedicò un capitolo del libro ai cultori del “piscio aspro e frizzante”, per la gioia di noi detrattori: “Anche chi non beve mai nulla di alcolico è stato costretto ad avvicinare le labbra a una coppa. Se rifiuti di adempiere al rito, il maestro cerimoniere ti dirà che se non ti è mai piaciuto è solo perché non era del migliore. E così, convinto che questa volta avrai la fortuna di assaggiare un nettare delizioso, ficchi le labbra in quel maledetto bicchiere… Puah! E’ una schifezza immonda”. Infine scrisse una frase degna dei maestri che mi hanno insegnato a fuggire lo champagne non in quanto vino troppo aristocratico bensì, al contrario, in quanto vino troppo plebeo, e sto parlando di Kingsley Amis, Gianni Brera, Alexandre Dumas, Mario Soldati: “Gli insulsi e i mediocri credono di poter compensare la loro assoluta mancanza di senso della festa con un po’ di vinaccio con le bollicine”. Charb oggi si trova nel paradiso dei martiri della libertà: prego che vi possa liberamente bere molto vino bianco. Fermo.