Niente più balconi!

Camillo Langone
Che la smettano di costruir balconi, gli italiani. E che la smettano di stupirsi dei crolli dei balconi: la forza di gravità non è un’opinione, i balconi sono tutti destinati a crollare, non solo quelli delle new town aquilane.

    Che la smettano di costruir balconi, gli italiani. E che la smettano di stupirsi dei crolli dei balconi: la forza di gravità non è un’opinione, i balconi sono tutti destinati a crollare, non solo quelli delle new town aquilane. Io cerco sempre di abitare in case senza balconi, perché i balconi involgariscono le facciate dei palazzi moderni e deturpano quelle dei palazzi antichi manomessi durante il boom. Oltre che a precipitare in strada o sul balcone sottostante, i balconi servono ad aumentare le spese di manutenzione (ringhiere da riverniciare, intonaci da consolidare…) e a squalificare il paesaggio urbano. Gli italiani, sciattoni senza speranza, bramano il balcone per metterci lo stendino di plastica, le sedie di plastica, gli armadietti di plastica, i vasi di plastica, le veneziane di plastica, e ogni tanto affacciarsi in mutande, magari non di plastica ma certo di infima qualità. Nei casi estremi il balcone si trasforma in veranda in alluminio anodizzato, domestico bacio della morte, compiuta metastasi abitativa. Nei palazzi antichi i balconi erano pochissimi e piccolissimi, con minimo aggetto, poi è arrivato il cemento armato (uno dei materiali da costruzione più fragili che esistano) e costruttori e committenti si sono illusi di poter sfogare impunemente la propria hybris. Che la smettano di costruir balconi, gli italiani. Oppure che precipitino senza lamentarsi.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).