Si lasci in pace la povera Lucania!
Si riportino negli ospedali lucani le cartelle cliniche appena sequestrate, la miseria lucana non ha bisogno di essere concimata anche dall'allarmismo. L'attività estrattiva aumenta i casi di tumore dell'uno, due, tre per cento? E l'emigrazione, la disoccupazione, la cattiva viabilità e la malasanità quanto uccidono? Mio bisnonno Vincenzo D'Angelo morì sul lavoro negli Stati Uniti: l'Italia priva di materie prime era matrigna per i suoi figli del Sud. Da piccolo, a Picerno, sentivo le tristi storie di parenti e conoscenti morti o ammalatisi nelle miniere se non ricordo male del Belgio. Storie vecchie? Queste sono storie nuovissime: la Basilicata è oggi la seconda regione italiana per tasso di suicidi (la prima è abbastanza ovviamente la Calabria). Chi si toglie la vita spesso è giovane ma non lo fa per amore, lo fa perché senza occupazione, senza reddito, senza prospettive.
La Basilicata ha il record dei viaggi della speranza: non fidandosi degli ospedali locali, a corto di soldi e quindi di personale e macchinari, un quarto dei lucani preferisce farsi curare fuori regione, possibilmente al Nord. Inoltre in Basilicata gli incidenti stradali con morti e feriti, in netta controtendenza rispetto al resto d'Italia, continuano ad aumentare, perché senza le royalties del petrolio le amministrazioni di una regione economicamente e orograficamente scassata non possono coprire le buche e riparare i guard rail. Si riportino negli ospedali lucani le cartelle cliniche appena sequestrate: dalle indagini non nasce niente, dai pozzi l'oro del lavoro.