L'amaro referendum lucano dei No Triv
Amara Lucania. D'Annunzio ti definì “paese meravigliosamente triste” ma io, che ti conosco meglio di lui, dopo che hai votato per eternare la tua miseria (unica regione a raggiungere il quorum No Triv) ti definisco triste e basta. Se non vuoi vivere di pozzi vuol dire che vuoi vivere di peperoni cruschi (buonissimi), ed è come se il Kuwait avesse deciso tramite referendum di abbandonare il petrolio e puntare tutto sull'esportazione dei datteri (buonissimi pure quelli, immagino). Lucania amara, come scrisse Leonardo Sinisgalli i tuoi abitanti sono abituati “a contentarsi del meno possibile” ma quel poeta non sapeva che nelle tue viscere si cela il più grande giacimento petrolifero e gassoso d'Italia.
E poi c'è un limite anche alla facile contentatura: io tra famigliari, amici e conoscenti ho l'indirizzo di settanta potentini e meno della metà di loro vive a Potenza, gli altri vivono a Roma, a Milano, a Bologna oppure all'estero insomma ovunque tranne che in patria perché in Lucania il lavoro non esiste, non è mai esistito e di questo passo mai esisterà. Giovanni Russo ti vide composta, dal Vulture allo Ionio, dal Bradano al Tirreno, di “terre sconsolate”, era il 1949 e la definizione continua a essere valida e io non voglio più sconsolarmi per causa tua e non lo bevo più l'Amaro Lucano.