Le donne migliori sono quelle che non pensano
“Le mie modelle non pensano”, diceva Pierre-Auguste Renoir, la cui lunga parabola è raccontata dal figlio Jean nel magnifico “Renoir, mio padre” (Adelphi). “Le donne mi piacciono quando non sanno leggere e puliscono da sole il sederino del loro pupo”. Il grande pittore amava la salute e odiava l’intellettualismo, e per tutta la vita immortalò ragazze dai corpi dolci e tondi, prive di spigoli anche dal punto di vista caratteriale. Odette venne respinta nonostante fosse molto bella, perché saccente: “Dopo due sedute mi avrebbe dato lezioni di pittura”. Meglio Marie: “Le si poteva dire qualsiasi cosa, non si offendeva mai”. Oppure Renée: “Fa persino degli errori di ortografia e questo mi sembra fondamentale”. Apprezzava nelle donne la facoltà di “vivere solo il momento presente. Parlo di quelle che badano alla casa, che lavorano. Le sfaccendate rimuginano troppo. Diventano delle intellettuali e non sono più buoni soggetti da dipingere”. E’ un discorso che fila anche in religione. Le mie suore non pensano. E le suore e le mezzesuore che hanno invece rimuginato tanto, che per aver letto quattro libri si sono ubriacate di orgoglio e adesso aspirano al diaconato, non sono più buoni soggetti.