Il cristianesimo non è carta, è carne
Sebbene nella Chiesa la confusione sembri regnare quasi quanto nel resto del mondo, succede ancora che qualcuno, in cerca di un senso che nel resto del mondo non esiste nemmeno come ipotesi, mi chieda come farsi, presumibilmente da zero o quasi zero, una cultura cattolica. Io ci penso un po’, non vorrei allontanarlo segnalando testi verbosi e inutili. Allora gli dico di leggersi il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Credo. E poi il Messale, che però va soprattutto ascoltato, appunto a messa. Quindi il Vangelo. Riguardo il Catechismo ho dei dubbi: attira o respinge? Ma potrei anche dire: mi attira o mi respinge? E comunque quale versione consigliare? Non lo so, dovrei rileggerlo. A questo punto l’interlocutore mi domanda se non ho titoli recenti, autori viventi da proporgli. No, non ne ho (le librerie rigurgitano di libri cattolici eppure non me ne viene in mente uno che sia al contempo ortodosso e affascinante, appuntito e non fazioso). Temo di aver risposto in modo deludente quindi devo pregare affinché la prossima volta mi ricordi di dire che il cristianesimo non è carta, è carne (forse anche questo spiega la crescente crisi della partecipazione alla messa domenicale segnalata dal sociologo Barbagli: oggi la carne è rifuggita, la carne fa ribrezzo, la carne impegna).