Fate Cavaliere Millet, che dice che l'antirazzismo è contronatura
Richard Millet sia nominato Cavaliere dell’Amigdala. Il suo ultimo libro, “L’antirazzismo come terrore letterario” (Liberilibri) gli merita l’alta onorificenza: in questo mondo di autolobotomizzati in pochi, dopo Fermo e Dallas in pochissimi, hanno il coraggio di dichiarare il possesso di un’amigdala, la parte di cervello che genera malessere alla vista del diversamente colorato e dimostra quanto l’antirazzismo sia contronatura. “Il disagio che io provo a ritrovarmi il solo Bianco in mezzo a un numero considerevole di Africani, Arabi, Asiatici e Pakistani, in pieno giorno, nel ventre di Parigi, questo disagio è dunque innominabile?”. Millet ha vissuto la penosa esperienza nella stazione di Châtelet-Les Halles, nel primo arrondissement parigino, non in banlieue, mentre a me qualcosa di simile capitò per la prima volta nella stazione di Brescia, nel giugno del 2002, e da quel giorno mi considerai invaso. Un Cavaliere dell’Amigdala dev’essere senza paura perché, ricorda l’autore francese, “gli antirazzisti si dedicano a ciò in cui si sono distinti i razzisti più violenti: linciaggio mediatico, condanna giudiziaria, distruzione dell’uomo libero”. Dunque Millet sia fatto cavaliere, e che l’acciaio della corazza sia della migliore qualità.