Proposta: adesso ogni paese organizzi una Sagra dell'Amatriciana
Cosa c'è di più profano delle sagre? In origine erano feste religiose, spesso legate al santo patrono, da tenersi sul sagrato delle chiese, ma oggi sono solo pretesti per strafogarsi all'aperto insieme ad altri panzuti. Quest'anno il fenomeno potrebbe ritrovare un senso. Che tutte le sagre, da qui alla fine del 2016, cambino nome: diventino tutte Sagre dell'Amatriciana. E cambino menù, servendo ovunque, da Nord a Sud, la pasta che prende il nome dalla località terremotata.
E devolvano il guadagno alla ricostruzione “com'era e dov'era” (quindi no Fuksas no Piano no Botta no Calatrava) di quello che fino all'altro giorno era uno dei borghi più belli d'Italia. L'Italia pastasciuttara, dedita al cibo che secondo Marinetti (e molti nutrizionisti odierni) induce “fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”, ha l'occasione di riabilitarsi. Avanti dunque con rigatoni e bucatini, guanciale e pecorino (il pomodoro è facoltativo): 1-10-100-1.000 Sagre dell'Amatriciana.