Perché non andrò mai alla Biennale di Venezia
La Serenissima è città faticosissima, costosissima, infestatissima dal turismo e io ci metto piede solo per andare dal mio editore, che grazie a Dio sta dietro a piazzale Roma, fuori dal centro invaso
La Serenissima è città faticosissima, costosissima, infestatissima dal turismo e io ci metto piede solo per andare dal mio editore, che grazie a Dio sta dietro a piazzale Roma, fuori dal centro invaso
Cecilia Alemani sia lodata: nemmeno nel 2017 avrò un motivo per andare alla Biennale di Venezia. La Serenissima è città faticosissima, costosissima, infestatissima dal turismo e io ci metto piede solo per andare dal mio editore, che grazie a Dio sta dietro a piazzale Roma, fuori dal centro invaso. Cecilia Alemani, curatrice del Padiglione Italia, ha invitato ad esporre tre artisti: il primo vive all’estero e fa installazioni per addetti ai lavori, il secondo non so dove abiti ma so che esplora le potenzialità artistiche dello sterco d’asino e della frutta marcia, il terzo è una donna di nome Adelita Husni-Bey, al contempo femminista e filoislamica, un’anglo-italo-libica le cui opere dai titoli in inglese sarebbero “strumenti per stimolare una coscienza critica del presente”, modi per “analizzare le relazioni di potere che caratterizzano la società capitalistica”. Cecilia Alemani sia lodata: quanta suola risparmiata.