Spiegare il valore dei simboli a don Antonio Rizzolo
In rete ho scoperto che è un nemico dell’abito ecclesiastico, in Sala stampa vaticana si presenta in giacca e camicia azzurra, ai convegni di Slow Food (sta cercando di convertire Carlo Petrini?) va in giacca e camicia bianca, e nella foto ufficiale esibisce un maglione blu.
Madre Teresa, potresti apparire in sogno al neodirettore di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo? Non ho il piacere di conoscere personalmente questo prete veronese ma ho il dispiacere di sapere come si veste: in rete ho scoperto che è un nemico dell’abito ecclesiastico, in Sala stampa vaticana si presenta in giacca e camicia azzurra, ai convegni di Slow Food (sta cercando di convertire Carlo Petrini?) va in giacca e camicia bianca, e nella foto ufficiale esibisce un maglione blu. Glielo dici tu, Madre Teresa, che al mondo c’è bisogno di simboli, come spiegasti a frère Roger per convincerlo a indossare sempre la veste bianca consona alla sua vocazione monastica? Se non basta potresti mandargli in sogno il beato Rolando Rivi, il seminarista quattordicenne ucciso dai comunisti nel 1945, proprio in odio alla tonaca. “Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù”, diceva ai genitori che lo esortavano a mimetizzarsi. Chissà che lui non riesca a far cambiare outfit al perfettamente mimetizzato, perfettamente invisibile, dal punto di vista cristiano, don Rizzolo.