Né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo
Perché tanto affannarsi letterario e artistico?
Perché tanto affannarsi letterario e artistico? Leggo l’ultimo libro di Arbasino (“Ritratti e immagini”, Adelphi) e mi viene in mente l’Ecclesiaste: “Né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato”. Non mi vergogno di ricorrere a Wikipedia per inquadrare Ding Ling, Manfred Gurlitt, Eduard Hanslick, Tatjana Jakovleva, Jurij Ljubimov, Colin McPhee, Bernhard Minetti, Nigel Nicolson, Pa Chin, Edith Sitwell, Peter Weiss, Zhou Yang, circa un quinto dei personaggi ritrattati. Chi erano costoro? Scrittori, compositori, attori già notissimi e forse bravissimi eppure oggi ignoti a me e credo a quasi tutti. Sic transit gloria mundi. Lo stesso Arbasino ne è consapevole: “Qualche anno dopo, anche celebrità come Tallulah Bankhead o Estelle Winwood o Harry Cohn richiedono qualche nota esplicativa a piè di pagina”. Dunque cosa resta? Qualche bella arbasiniana pagina, e la rilassante consapevolezza che “una generazione va, una generazione viene / ma la terra resta sempre la stessa”.