L'esempio della nonna di Saronno
L’inumazione dispiace agli assassini
Per la nonna di Saronno (o di un paese vicino ma non importa, è comunque involontariamente legata ai presunti omicidi farmacologici dell’ospedale di Saronno). Nelle intercettazioni l’infermiera di Saronno dice al figlio che la nonna, a differenza di altri sventurati, non si può uccidere perché non vuole farsi cremare. L’inumazione dispiace agli assassini, il cadavere può trasformarsi in atto d’accusa, mentre “se cremi il corpo non possono trovare niente, nessuna prova”. Dunque la nonna di Saronno diventi il simbolo della resistenza cattolica alla cremazione (esistono anche cattolici pro-cremazione ma sono ipocredenti, aspiranti apostati, e lo si evince anche dall’istruzione “Ad resurgendum cum Christo” firmata dal cardinale Müller). La tetra vicenda lombarda un poco ricorda vecchie atmosfere di Piero Chiara (“L’uovo al cianuro”) e Hannah Arendt (“La banalità del male”), molto rivela il moderno legame fra eutanasia (l’anestesista di Saronno si sta difendendo dichiarandosi eutanasista) e cremazione, due facce dello stesso nichilismo. Non ci si illuda che per scampare ai protocolli di morte basti tenere in galera i Dottor Morte: in un’Italia sempre più vecchia la tentazione di liberare posti letto sarà sempre più forte, non bastano i controlli, non bastano le leggi, si segua innanzitutto l’esempio salvifico della nonna di Saronno.