Daniele Rielli e i germanofoni
Rielli pubblica magnificamente (bellissima copertina) con Adelphi e nell’ultimo capitolo di “Storie dal mondo nuovo” racconta la segregazione etnica di cui sono vittime gli italiani dell’Alto Adige
Dai germanofoni austriaci non abbiamo nulla da imparare: siamo bravissimi a farci invadere da soli, senza bisogno di avere come presidente un barone immigrazionista. Dai germanofoni sudtirolesi invece dovremmo copiare molto. Ce ne parla un autore, Daniele Rielli, che sebbene usi “realizzare” al posto di capire e collabori con Repubblica non è sgrammaticato né antinazionale. Sarà che scrive di Bolzano ed è di Bolzano: come notò Robert Conquest “tutti sono di destra in merito a ciò che conoscono meglio”... Rielli pubblica magnificamente (bellissima copertina) con Adelphi e nell’ultimo capitolo di “Storie dal mondo nuovo” racconta la segregazione etnica di cui sono vittime gli italiani dell’Alto Adige. Parlando esplicitamente di apartheid: un sistema a “elevato grado di razzismo” in cui gli italiani sono “privati per legge di quasi tutte le cariche dirigenziali e della maggior parte dei posti di lavoro pubblici”. Difficile non restare ammirati dal genio di questi germanofoni capaci di imitare il Sudafrica pre-1994 senza la minima protesta della comunità internazionale, e di arricchirsi alle spalle di una nazione impoverita come la nostra. “L’Alto Adige è un luogo dove il pragmatismo politico, ispirato dalle forze ancestrali dell’etnia, del sangue e della terra, ha dimostrato di saper vincere sullo spirito del tempo”. Chi voglia darsi politicamente al sovranismo legga Daniele Rielli e vada a lezione dalla Südtiroler Volkspartei.