“Chi è perbene, quando si sposa, non compra i mobili”
Mi hanno colpito i detti anni Cinquanta dei nonni materni di Lea Vergine
Non leggo Lea Vergine come critica d'arte, siccome l’arte che interessa a lei non interessa a me, e dunque la leggo come memorialista. “L’arte non è una faccenda di persone perbene” (Rizzoli) sciorina nomi e aneddoti degli artisti italiani degli anni Sessanta e Settanta però a me colpiscono i detti anni Cinquanta dei nonni materni, esponenti della buona società napoletana. Il nonno: “Chi è perbene, quando si sposa, non compra i mobili”. Giusto, bisognerebbe usare i mobili di famiglia, e lo penso guardando la poltrona sfondata, e non riparabile, che non mi decido a buttare per riguardo ai miei morti. La nonna, che tra parentesi era una Ruffo di Calabria: “Se non si è stati così eleganti da morire prima dei sessant’anni, dopo bisogna sopportare di tutto e tacere”. Giusto, bisognerebbe togliere il disturbo prima, e lo penso considerando anche la mia difficoltà a sopportare, già ora, chiunque e qualunque cosa (solo che adesso in California hanno cominciato a ringiovanire i topi, e finiranno con l’allungare ulteriormente l’inelegante vecchiaia umana, maledizione).