La vanità delle cravatte
Temo sia vanità anche cercare un’etica nell’estetica
Cravatta italiana con nome asiatico o cravatta inglese con nome europeo? Questo è un dilemma. E ce ne sono molti altri. Cravatta prodotta nel napoletano con manodopera forse cinese o cravatta tagliata nel Kent che ci ha regalato gli Stones e Nigel Farage? Cravatta di poliestere a 60 euri nel negozio sotto casa o cravatta di seta a 20 sterline sul sito Michelsons? Cravatta Drumohr di origini scozzesi e proprietà bresciana o cravatta Sozzi di origini bresciane e però venduta alla Rinascente di proprietà thailandese? Temo sia vanità anche cercare un’etica nell’estetica. Da sempre consapevole grazie all’Ecclesiaste che tutto è vanità, mi consolo considerando che anche la camicia senza cravatta è vanità, anche il maglione a collo alto, anche la sciarpa, la felpa, il dolcevita, tutto è vanità: tanto vale collezionare cravatte.