Gli idealisti e i realisti delle frontiere
Stefano Fontana e gli stereotipi rovesciati del realista freddo e dell’idealista sensibile
Il mio partito, il partito della realtà (purtroppo un partitino), ha un nuovo testo di riferimento, “Filosofia per tutti” di Stefano Fontana (Fede & Cultura). Non si badi al titolo apparentemente democratico. Si badi al contenuto, venticinque secoli di pensiero condensati senza accademici rispetti (pesante il giudizio su Hegel). Le pagine che più riguardano noi del partitino sono quelle su Etienne Gilson. Secondo il filosofo francese se si è realisti le cose “ci parlano, ci dicono cosa sono. Se si è idealisti saremo noi a stabilire cosa sono e come sono le cose, e allora esse non ci faranno nessuna rivelazione”. Ecco rovesciati gli stereotipi del realista freddo e dell’idealista sensibile. Noi che vogliamo chiudere le frontiere, e che plaudiamo al tentativo di Trump, siamo sensibilissimi: mentre gli idealisti che pretendono frontiere spalancate vedono negli invasori solo le proprie idee, noi in questi stranieri vediamo delle persone reali che “ci parlano, ci dicono cosa sono”. E quello che ci dicono non ci piace.